Pianeta America
A Wall Street è il peggior trimestre dal 2012

Quinto trimestre consecutivo di guadagni per lo S&P 500 ma peggiore performance trimestrale per i listini americani dal quarto trimestre del 1012. Se lo S&P 500 e il Nasdaq riescono a chiudere il periodo con il segno più, il Dow Jones termina il primo trimestre con una flessione, la prima in cinque trimestri. I movimenti di oggi sono quindi serviti per consolidare i guadagni e per tentare di ridurre le perdite e riportare alcuni indici in territorio positivo. Siamo in pieno window dressing quindi, come si dice in gergo, secondo Kenneth Polcari, Direttore delle operazioni sul floor per O’Neil Securities, che nota come i futures fossero già in netto rialzo prima dell’apertura delle contrattazioni di oggi, quindi anche prima del discorso di Janet Yellen e prima della pubblicazione dei dati economici.
L’abbiamo detto diverse volte in questi giorni, i settori che hanno supportato il rally degli ultimi mesi (e anni) hanno perso di più nelle ultime settimane. La biotecnologia – che ha guadagnato l’80% negli ultimi 12 mesi – la settimana scorsa ha perso oltre il 7% per poi oggi recuperare almeno in parte. Niente di grave, dice Kenny, ma il movimento indica che alcuni investitori si aspettano debolezza sul mercato nell’immediato futuro e quindi escono dai settori che sono stati vincenti nel passato puntando su quelli a buon prezzo e che potrebbero far bene. Non c’e’ motivo pero’ di essere pessimisti e non vedremo panico sul mercato secondo Kenny, non ci sarà la correzione ipotizzata da alcuni tra il 15% e il 20%. Nella peggiore delle ipotesi lo S&P 500 arriverà a toccare la media a 200 giorni, intorno a 1775, o forse ci fermeremo prima di quel livello data la forte domanda ogni volta che si registrano minime correzioni sul mercato.

Kenny non crede che il secondo trimestre inizierà con una fase di guadagni o per lo meno non ritiene possibile il raggiungimento subito dello S&P 500 a quota 1900. Non ci sono i motivi per farlo, aggiunge, forse l’indice tenterà di raggiungere i recenti massimi, intorno a 1880, ma non si andrà oltre. C’e’ ancora tanto scetticismo sui mercati e se dovra’ esserci una fase di debolezza porrebbe iniziare da subito. Siamo solo ad inizio trimestre, quindi i gestori non avranno fretta di accumulare profitti visto che potranno ponderare le proprie decisioni per i prossimi tre mesi.
Tra una settimana inziera’ la stagione degli utili, le previsioni sono per una crescita molto modesta nel primo trimestre 2014. Inoltre sui mercati peserà ancora il dibattito sulla fine degli stimoli e la tempistica della stessa, con il Presidente della Federal Reserve Janet Yellen che, secondo Kenny, confermerà ancora la sua recente posizione (fine del taper entro l’autunno) e non vorrà essere percepita come debole ed indecisa. Intanto i mercati a livello globale speculano sulla possibilità di stimoli da parte delle banche centrali in Cina e in Europa e in questo senso avremo indicazioni da Mario Draghi questa settimana che potrebbero rassicurare i mercati – preoccupati per il rischio deflazione.

Con Kenny ho anche parlato di high frequency trading e di un libro che qui negli Stati Uniti esce oggi che ha fatto già molto scalpore dato che mette in evidenza un problema non ancora noto a “Main Street”. Una trasmissione televisiva molto seguita qui negli Stati Uniti, 60 Minutes, ieri sera ha intervistato l’autore del libro “Flash Boys, a Wall Street revolt”, Michael Lewis, ed ha quindi in un certo senso denunciato il vantaggio degli high frequncy traders rispetto agli investitori istituzionali. Il libro, come sottolinea anche Kenny, non dice niente di nuovo, e’ solo un’altra versione della nuova struttura del mercato e si chiede se la stessa sia equa. Se le società di high frequency trading investono così tanto in infrastrutture per raggiungere una certa velocità vuol dire che ne vedono il valore e hanno dimostrato più volte di aver ragione. Riescono ad avere informazioni prima e a reagire prima e ad esempio Virtu, una società di high frequency trading che presto sbarcherà al NASDAQ, ha dichiarato di avere avuto solo una giornata di perdite (trading) su 1.238. Il libro ha generato tanto interesse, ha innescato un dibattito che porterà i regolatori, la Sec e i professionisti del settore a fermarsi e valutare le problematiche legate al sistema. La tecnologia non sparirà, e’ il futuro. La chiave per capire la questione e’ individuare e valutare la fondamentale differenza tra high frequency traders e investitori istituzionali – e le loro esigenze.

  * Lina Cagossi è video blogger @insidetheexchange.com. 

 
 

Charles L. (Charlie) Minter è uno dei fondatori della Comstock Partners, Inc., una società costituita nel 1986 e attiva nelle gestioni patrimoniali. Continua...