Brutte notizie: si accende la guerra delle valute

- 09/02/2015
Come ricordano i nostri lettori più affezionati, da tempo suoniamo l’allarme circa il processo deflazionistico che si sta ripercuotendo sui mercati azionario, obbligazionario e valutario. Per il ruolo attivo delle banche centrali – sia quelle maggiori, che quelle delle economie emergenti – abbiamo descritto questo processo come “la bolla delle banche centrali”.
È davvero grottesco che ne tentativo di combattere una deflazione devastante, le banche centrali siano all’origine di una delle più massicce inflazioni delle attività finanziarie della storia. Questa bolla si sta estendendo ora anche ad attività reali, come gli oggetti d’arte. Nel momento in cui scriviamo, diverse borse mondiali fanno segnare nuovi massimi storici, mentre le economie ancora faticano a ripartire. In altri casi, come in Giappone, le borse quotano su massimi pluriennali, ma la crescita non egualmente non esalta. Sul reddito fisso, i rendimenti negli Stati Uniti, in Giappone e in diversi stati dell’Eurozona si attestano a minimi storici. In diversi casi i rendimenti sono addirittura negativi su scadenze tutt’altro che brevi. Questo, mentre molte divise si deprezzano nei confronti del dollaro americano.
Crediamo fortemente che le guerre valutarie sono cominciate. Molti paesi corrono a svalutare prima degli altri. Dall’inizio dell’anno non meno di otto stati hanno tagliato a sorpresa i tassi di interesse, nel tentativo di stimolare l’economia. Si tratta di un tentativo disperato di agire per esportare verso l’esterno la pressione deflazionistica. La Svizzera invece ha rinunciato a difendere il valore dell’euro nei confronti del franco, e ha deciso di rimuovere il vincolo in essere dal 2011. La reazione della borsa della confederazione è stato immediata: -15% di botto. E chissà cosa succederà al franco, ora che la BCE avvierà il suo programma di Quantitative Easing da oltre un trilione di euro. Devono essere stati terrorizzati dalla prospettiva di ulteriore calo dell’euro, per accettare un tonfo così vistoso del mercato azionario.
Restiamo ancora convinti che tutto ciò non farà bene al mercato azionario. Il crollo del petrolio, del rame, dei metalli ferrosi, e di diverse altre commodity, sta iniziando ad avere un certo impatto. In questi giorni Chevron sospende il suo programma di acquisto di azioni proprie da 5 miliardi di dollari, e taglia la spesa per investimenti del 13%. Exxon, dal suo canto, mentre si rifiuta di fornire dati sulla Capex, ha ridotto il suo programma di buyback del 75%. Ci aspettiamo effetti a cascata, che presto incideranno su salari ed occupazione, che andranno in direzione opposta a quella attesa dalla maggioranza.
In tutto questo contesto, la volatilità è schizzata come ovvia reazione. Il VIX è ben distante dai minimi, e ulteriore volatilità sarà prevedibile, quando il mercato azionario ad un certo punto svolterà verso il basso: presumibilmente, quando si intensificherà la guerra delle valute. Una guerra che non si può vincere, dopo aver esaurito le munizioni al termine di un processo di allentamento in essere da più di sette anni.