Come il “New Normal” distorce le prospettive di crescita

- 30/05/2014
Uno dei pilastri del bull market degli ultimi cinque anni abbondanti è la percezione che la ripresa economica stia accelerando al punto da potersi autoalimentare. È da così tanto tempo che manca una ripresa superiore alla media, che ormai si fa fatica a ricordarne l’ultimo episodio. Elementi che oggi sono sbandierati come indizi di ripresa economica, in passato erano circostanze prossime ad un contesto recessivo.
Prendiamo ad esempio la variazione del PIL. Dal picco ciclico di metà 2009 la crescita trimestrale annualizzata si è attestata al 2.2%: un “New Normal” che gli investitori hanno assunto come ipotesi standard, in vista di un upgrade al 3 o magari 4%. Quello che però molti dimenticano, è la crescita media sperimentata dal Dopoguerra ad oggi: +3.2%, includendo oltretutto le recessioni.
Tuttavia, durante i periodi espansivi, il PIL è cresciuto del 4.2% annualizzato in occasioni dei dieci cicli registrati dalla fine della Seconda Guerra Mondiale. Allo stato attuale, questa misura è stata superata soltanto 1 volte in 19 trimestri. Inoltre, rispetto al picco del 2007 che precedette l’ultima recessione, il PIL si è migliorato di appena il 6%: molto meno di quanto sperimentato in precedenza a questo stadio del ciclo economico. Anche altri indicatori macro economici evidenziano a questo punto una ripresa deludente.
Sembra però che finalmente questo comportamento sia assimilato dagli investitori. Mentre Dow Jones e S&P continuano a registrare nuovi massimi assoluti, il deterioramento di mercato si accentua. Gli scambi sono a livelli natalizi e i nuovi massimi fanno fatica a spingersi oltre le 200 unità; erano 600 le società del NYSE sui massimi annuali soltanto qualche mese fa.
I difensivi hanno sovraperformato mentre le small cap sono rimaste al palo. Nasdaq e Russell sono ben lontani dai rispettivi massimi, e il VIX è sui minimi degli ultimi 7 anni. Il sondaggio di Investors Intelligence evidenzia il 58% di Tori e il 17% di Orsi: un dato ben distante dalla media storica. La maggior parte delle IPO denuncia una perdita di bilancio, il che ricorda da vicino l’esperienza del 1999-2000. Inoltre, i bond lunghi e l’oro non si comportano come se la crescita economica stesse accelerando. Nonostante i nuovi massimi assoluti, sembra che il mercato sia entrato in riserva.