Di nuovo sui massimi del 2000 e del 2007

- 08/03/2013
L’economia cresce ad un ritmo stentato del 2% nonostante il tasso quasi zero praticato dalla Fed e i massicci acquisti di titoli. Nel contempo, però, la politica fiscale è diventato un elemento frenante. L’intesa sul fiscal cliff può provocare un impatto di un punto percentuale per il PIL, mentre il sequestro sottrae un ulteriore 0.5%. Una sottrazione di 1.5 punti, per un’economia che cresce di due punti percentuali all’anno, ci porta abbastanza vicini alla recessione. Le famiglie stanno ancora rimborsando il loro debito e con le retribuzioni che crescono ad un ritmo
stentato, un boom degli acquisti è lungi dal manifestarsi. Le imprese, di fronte alla prospettiva di una mancata crescita dei consumi, e a fronte della paralisi decisionale di Washington, non si azzardano a premere sugli investimenti in conto capitale. Al contrario ammassano liquidità per meglio fronteggiare la prossima inevitabile crisi.
Il mercato è salito in questi quattro anni sulla base di una fiducia quasi puerile nella Fed e nella capacità delle aziende di generare profitti. La banca centrale americana però non è stata in grado di veicolare il denaro verso l’economia reale. Inoltre, la crescita dei profitti è giunta ad esaurimento e minaccia di rovesciarsi. Già nel III trimestre 2012 gli EPS operativi hanno fatto registrare una contrazione rispetto all’anno precedente, e nel quarto trimestre i profitti in molti casi sono stati inferiori alle aspettative. Una contrazione simile è stata sperimentato in precedenza soltanto in un contesto recessivo. Per l’intero 2012 gli utili risultano in crescita di appena lo 0.6% rispetto all’anno precedente.
Sebbene le stime di profitto stiano calando, gli analisti prevedono in media una crescita degli EPS del 14.7% per il 2013 e del 12.8% per il 2014. La realtà probabilmente deluderà molti, specie alla luce del calo della produttività nel IV trimestre. E a complicare le cose, i margini di profitto sono sui massimi storici, minacciando un doloroso ritorno verso i livelli medi storici.
Utili previsti verso l’alto, successivamente rivisti al ribasso non sono una novità. Le stime si rivelano quasi sempre errate per eccesso. A metà 2000 la previsione di utili operativi a dodici mesi era di 64$; a consuntivo fu di 38$. A fine 2007 la stima per l’anno successivo era di 89$; il dato finale si attestò a 46$. Malgrado questi esempi abbiano insegnato la futilità degli utili “forward”, è sorprendente che essi siano ancora diffusamente impiegati oggi. Molti analisti stimano utili operativi per il 2013 a 113 dollari, il che produrrebbe un P/E di 13.7, giudicato ragionevole se non conveniente. La storia, tuttavia, insegna che simili euforiche previsioni sono spesso infondate. Quando gli utili alla fine saranno resi noti, risulterà evidente un P/E più elevato di quello attuale.