Pianeta America
Dopo i dati sull'occupazione la parola passa alla Yellen

Venerdì è stata una seduta volatile per la Borsa americana con gli indici che hanno chiuso in territorio negativo e invertito direzione nell ultime fasi di contrattazione dopo che l’agenzia di rating Standard & Poor’s ha ridotto la valutazione sul debito della Grecia a B- da B ed h indicato che lo terrà sotto osservazione per ulteriore revisione al ribasso, in caso di deterioramento delle prospettive per il Paese. Una decisione che arriva dopo che la Bce in settimana ha annunciato che non accetterà più titoli di stato greci come collaterale. Indicazioni che hanno quindi eclissato quelle positive arrivate dall’economia che mostramno la tenuta del (lento) recupero del mercato del lavoro nonostante il rallentamnto economico globale.
L’economia americana ha creato il mese scorso 257 mila nuovi posti di lavoro, oltre le previsioni, e i dati relativi ai mesi di novembre e dicembre sono stati rivisti al rialzo e riflettono quindi una creazione di occupazione più marcata rispetto ai calcoli precedenti. Il tasso di disoccupazione è lievemente aumentato al 5,7% dal 5,6% per effetto della ritorno di molti americani disoccupati alla ricerca di un lavoro. Ma la componente del dato che ha sorpreso positivamente di più è quella relativa ai salari che ha mostrato un aumento dello 0,5% – in parte dovuto al ritocco al rialzo del salario minimo in circa 20 Stati. Un fattore molto positivo, commenta Peter Cardillo, Chief Market Economist per Rockwell Global Capital, perché indica un aumento del potere di acquisto del consumatore. Il caro dollaro inciderà quest’anno negativamente sull’attività’ manifatturiera e saranno probabilmente i consumi a sostenere la crescita economica secondo Peter. Anche se il rapporto sull’occupazione alimenta le aspettative per un aumento dei tassi di interesse da parte della Fed in giugno, Peter conferma la sua previsione per un aumento del costo del denaro in settembre o forse alla fine dell’anno perché’ nonostante l’economia americana continui a crescere, restano sotto pressione le economie di altre aree del mondo. Il pericolo deflazione si allontana negli Stati Uniti, ma resta in Asia e in Europa, e la situazione sempre più critica in Ucraina – per ora ignorata dal mercato – potrebbe diventare un fattore destabilizzante. Il prezzo del petrolio intanto è tornato a salire e in settimana ha guadagnato il 7,2% fermandosi venerdì $51,69 il barile. Secondo Peter il prezzo del greggio ha toccato i minimi e anche se non tornerà presto tra $70 e $80 lo vedremo tra $45 e $55, un livello che basterà a contenere l’inflazione globale.

Il dollaro non supererà molto i livelli attuali e secondo Peter il Dollar Index arriverà a 95,5, non lontano da livelli toccati recentemente, e siamo sui massimi. Nei confronti dell’euro invece Peter pensa che non scenderà al di sotto di 1,10 e non crede che vedremo la parità quest’anno.
La prossima settimana il mercato guarderà’ ad alcuni dati economici importanti, tra cui quelli sulle vendite al dettaglio, sui prezzi alla produzione e l’indice preliminare di febbraio sulla fiducia dei consumatori elaborato dall’Università del Michigan. L’evento più atteso del mese sarà la presentazione semestrale su economia e politica monetaria del Presidente della Federal Reserve Janet Yellen al Congresso, la prima davanti al nuovo Congresso a maggioranza repubblicana. L’intervento è previsto per il 24 febbraio, davanti alla Commissione bancaria.

* Lina Cagossi è video blogger @insidetheexchange.com.

Un operatore professionale da molti anni attivo sui principali mercati finanziari mondiali. Continua...