Pianeta America
È nato prima l'uovo o la gallina?

Il mercato azionario teme l'approssimarsi una recessione? o è l'economia a dover temere gli arretramenti del mercato azionario?
Il dilemma è pressoché irrisolvibile. Perché se tipicamente il picco dei listini azionari si manifesta prima dell'approssimarsi di una recessione; quest'ultima, provocando una vistosa decurtazione degli utili aziendali, finisce per impattare sulle borse, specie se - come avvenuto nei primi tre quarti di quest'anno - il ribasso sia avvenuto con il contributo esclusivo del derating fondamentale. Vale a dire, come una compressione del Price/Earnings, nel 2022 per effetto del contestuale aumento dei tassi reali.
Un'occhiata alla storia comunque fornirà una ulteriore argomentazione a chi guarda al 2023 con un certo scoramento.

Non tutti i bear market sono stati seguiti da una recessione: evidenti gli episodi del 1978, del 1987, del 1998 e diremmo anche di fine 2018.
Ma tutte le recessioni sono state precedute da un bear market, inteso come una contrazione di entità superiore al 20% dai massimi. Vista l'incisività del ribasso di gennaio-ottobr sullo S&P500 (-27.5% da punta a punta), è legittimo sospettare che il drawdown azionario di quest'anno possa comportare un contraccolpo per l'economia reale nel 2023.
Godiamoci allora l'espansione prodotta dagli USA in questo secondo semestre, splendido contraltare di una prima frazione non proprio memorabile: perché il prossimo anno per l'economia americana sarà molto più difficile ripetersi. E dall'entità del rallentamento - morbido o duro - dipenderà il contraccolpo per gli EPS ed in ultima analisi per lo stesso mercato azionario.

Un operatore professionale da molti anni attivo sui principali mercati finanziari mondiali. Continua...