E tutti divennero Re Mida

- 12/03/2015
Gli psicologi di borsa – categoria semiprofessionale che abbonda ancor più del numero di investitori attivi – denunciano in queste settimane il proliferare di una tipologia che da tempo non si scorgeva: l’investitore “Re Mida”. Trattasi di soggetto disorientato dalla facilità con cui di recente sta conseguendo guadagni ovunque collochi il suo denaro: modello Re Mida moderno, trasforma in oro qualunque investimento – tranne l’oro in senso stretto, invero… - che si tratti di azioni, titoli di Stato, obbligazioni, persino monete straniere. Il delirio di onnipotenza arriva a suggerire al fortunato investitore la possibilità di sostituirsi all’attuale inquilino dello scranno più alto della Banca Centrale Europea. Bella gratitudine…
Ma ci sono esemplari di Re Mida che si interrogano sulla fondatezza di una simile circostanza: come è possibile guadagnare, ovunque si metta il denaro? Non è questo forse un sintomo di smania speculativa? Insomma, non ci sarà da temere?
Come sempre, è bene provare a esaminare la situazione in termini oggettivi. Dopotutto, se abbiamo cavalcato sei anni di rialzi in borsa, è stato proprio grazie al fatto di aver rinunciato a qualsiasi valutazione soggettiva e di esserci immunizzati da qualunque condizionamento esogeno.
Vediamo dunque se la denuncia è fondata. Nelle ultime 13 settimane (tre mesi), l’indice Domestic Government Bond Index Total Return è salito di più del 4%: una performance considerevole, senza dubbio, in un simile arco di tempo. Anche chi ha investito in borsa non se l’è cavata affatto male: l’indice MSCI Euro in questo arco di tempo si è apprezzato di oltre l’11%. Che si sia trattato di DAX, della borsa francese, di quella olandese, o del nostrano MIB, non ha fatto importanza: le borse europee hanno brillato, negli ultimi tre mesi.
Facciamo dunque un semplice esperimento: 1) ricerchiamo tutti i casi in cui l’indice di titoli di Stato globale è salito di almeno il 3% in tre mesi, considerando anche le cedole; 2) ricerchiamo i casi di quando le borse europee hanno messo a segno una performance di almeno il 6% (teniamoci larghi) nel medesimo arco di tempo. Vediamo dove si è manifestato questo setup e cosa è successo di lì a breve.
Partiamo dalle borse. Le ansie dell’investitore medio sono comprensibili: erano anni che non si registrava una simile facilità di guadagno sui mercati finanziari. Bisogna risalire alla fine del 2006 per ritrovare un precedente analogo. E dal 2003 in poi, circostanze simili a quella recente sono state in tutto appena tre.
Ci sono stati crolli epocali? Non diremmo: in un calo un prolungato ribasso si rivelò una fastidiosa correzione, prima dei ripristino del bull market; in tutti i casi il setup descritto favorì ulteriori rialzi, nel medio periodo.
Che dire invece del mercato dei titoli di Stato?
Anche in questo caso il setup è piuttosto raro, e non si manifestava dalla fine del 2006. A differenza dell’Equity, però, i bond governativi soffrono, dopo aver condiviso con le azioni una succulenta performance. I setup riscontrati sono stati seguiti da un certo appiattimento delle performance, nei mesi successivi.
Insomma, come insegnavano le nostre nonne – che ne sanno sicuramente più degli psicologi di borsa – «il troppo storpia». Ma se qualcuno pensa che sarà la borsa a risentire di questo infausto tocco, osserva nella direzione sbagliata....