Grecia e inflazione USA al centro dell’attenzione

- 23/03/2015
Gli indici i Borsa americani hanno chiuso venerdì vicini a livelli record ed è stata una seduta in parte dominata dalle scadenze tecniche trimestrali che hanno portato volatilità sui mercati al termine di una settimana che ha visto i istinti muoversi alternativamente al ribasso e al rialzo. Secondo Peter Cardillo, Chief Market Economist per Rockwell Global Capital, gli investitori hanno reagito alle notizie positive che sono arrivate dall’Europa con la Grecia che a giorni presenterà la lista di riforme. Il mercato poi riconosce che la Fed non alzerà a breve i tassi di interesse, probabilmente interverrà tra settembre e novembre, la possibilità di un ritocco a giugno sembra allontanarsi davvero e secondo Peter per due motivi fondamentali: non c’è minaccia di inflazione (piuttosto di parla di pericolo deflazione) e l’economia cresce intorno al 2,25% e la creazione di occupazione riguarda soprattutto il settore dei servizi, con bassi salari, quindi che non minacciano inflazione.
Tuttavia, secondo Peter, anche se il mercato non si aspetta un aumento dei tassi imminente non è da escludere una correzione tecnica nelle prossime settimane che però porterà’ a buone opportunità’ per entrare sull’azionario dato che l’anno si chiuderà con un guadagno tra l’8% e il 10% dai massimi di venerdì.
L’attenzione è tornata a concentrarsi sul dollaro, in deprezzamento nei confronti delle altre principali valute. Venerdì il dollar index ha perso l’1,5% ed ha registrato il maggior calo settimanale dal 2011.
Peter ritiene che anche se la parità tra euro e dollaro è ancora in vista non arriverà poi così presto come si temeva solo qualche giorno fa, probabilmente a fine anno. Per adesso il dollaro ha raggiunto i massimi e nelle prossime sedute resterà entro un trading range limitato a meno che non avremo segnali di un rallentamento della ripresa in Europa. Il QE della BCE dovrebbe sostenere l’economia euro ma il recupero sarà lento e non repentino.
Il prezzo del petrolio è sceso in settimana sotto i $45 soprattutto, dice Peter, a causa delle nuove previsioni di Goldman Sachs che sono per un prezzo a $40 il barile. Peter pensa che resteremo sui livelli attuali ancora per un periodo fino a che non avremo un rallentamento della produzione o un intervento dell’OPEC. Peter non ritiene che scenderemo ancora, che arriveremo a $40, $30, o addirittura a $15, come ha ipotizzato il “Commodities King” Dennis Gartman – autore della newsletter Gartman Letter. Se dovesse succedere arriveremmo ad una recessione globale e Peter lo esclude.
La prossima settimana pochi i dati in calendario. Leggeremo i numeri sull’inflazione – osservati soprattutto dopo le ultime indicazioni della Fed – sul settore immobiliare, gli ordini di beni durevoli e l’ultima revisione del Pil del quarto trimestre – che Peter stima che sarà al 2,3%. Sarà quindi un mercato tecnico e le notizie più attese saranno quelle che arriveranno dalla Grecia.
* Lina Cagossi è video blogger @insidetheexchange.com.