I Buyback aziendali non sono ciò che sembrano (II Parte)

- 07/04/2016
Sebbene i ritorni sugli investimenti finanziari siano stati gonfiati dall’esperimento storico del QE e della ZIRP, i numeri rivelano che dal minimo di marzo 2009 lo S&P TR ha corrisposto una performance del 252%; lo S&P BB è decollato nel frattempo del 374%. Se ci soffermassimo sul breve periodo, invece, avremmo tutt’altra immagine. Da marzo 2009 disponiamo di 29 trimestri; di questi, lo S&P BB ha sottoperformato il “500” in cinque occasioni: due nel 2012, e tre negli ultimi trimestri conclusi. Negli ultimi quattro trimestri la sottoperformance complessiva ha superato il 7%: il mercato sta mettendo a dura prova le società che si sono rivelate ingorde compratrici delle proprie azioni.
Le principali argomentazioni avverse al buyback (BB) si possono così sintetizzare:
1. Il BB sottrae dal futuro impiegando risorse che dovrebbero essere impiegate per finanziare la crescita. Si preferisce invece una gratificazione immediata, sotto forma di maggiori quotazioni azionarie. Se poi il BB è finanziato con il debito, questo debito comporterà oneri finanziari e una futura uscita di cassa.
2. Il BB non ritorna denaro a tutti gli azionisti, ma solo a quelli che vendono.
3. Gli amministratori hanno un serio problema di conflitto di interessi quando, come spesso accade, il compenso è parametrato agli utili per azione, influenzati dall’attività di BB che autorizzano.
Questi argomenti sono evidentemente sensati. È anche vero però, che quando il mercato si trova a ridosso dei massimi, molti investitori trascurano questi dati. Siamo sicuri che quando sopraggiungerà il bear market, il dito accusatore sarà puntato contro questa pratica.
In conclusione. I nostri lettori abituati sanno che crediamo che gli Stati Uniti si trovano in un ciclo deflazionistico di lunghissimo periodo, risultato di un eccesso di indebitamento. Questa situazione è stata esacerbata da 87 mesi di “esperimento”, sotto forma di ZIRP e Quantitative Easing. Altre banche centrali mondiali hanno seguito l’esempio degli Stati Uniti, mentre negli USA grosse società hanno riacquistato le proprie azioni, perlopiù finanziandosi emettendo debito.
Ciò ha senza dubbio sostenuto le quotazioni di mercato. Ma, come detto poc’anzi, le aziende hanno pregiudicato in questo modo le prospettive di crescita futura. Mentre nel passato, l’indice rappresentativo delle società dedite al BB ha nettamente sovraperformato il resto del mercato; oggi la situazione si è ribaltata. I BB sono compiuti a livelli elevati di valutazione, e risultano compiuti nel momento sbagliato (basti pensare a Devon Energy e ad Amerada Hess). Le compagnie molto attive su questo fronte rinunciano ad investire in attività reali, e i vincitori di ieri saranno gli sconfitti di domani.