I conti non tornano con l'occupazione USA

- 22/07/2014
In queste settimane ha fatto notizia la chiusura del "gap occupazionale" negli Stati Uniti: i posti di lavoro in essere sono gli stessi che hanno preceduto il deflagrare della Grande Recessione. Complimenti, strette di mano e pacche sulle spalle; ma ci sono dei problemi ad adeguarsi a questo coro festoso. In termini reali, le retribuzioni negli Stati Uniti sono calate, con salari e stipendi che non hanno tenuto il passo dell'inflazione. Secondo: la popolazione nel frattempo è cresciuta, e a questo punto avremmo dovuto contare 7 milioni di posti di lavoro in più, nel settore privato. Non c'è dubbio che questa ripresa occupazionale sia la più deludente dal Dopoguerra. Mai sono occorsi tutti questi anni per recuperare le buste paga perdute con la recessione.
E poi c'è un aspetto sostanziale: i posti di lavoro creati figurano in settori a basso valore aggiunto, dalle paghe misere. I posti di lavoro che garantiscono ottime paghe (finanza, costruzioni, industria manifatturiera, alta tecnologia) restano al palo, con vistosi deficit rispetto a sei anni fa, come si può rilevare. È difficile a fronte di questa rivelazione, vedere il bicchiere mezzo pieno...