I problemi non saranno risolti a breve: come investire ora?

- 23/09/2015
NdR: Pubblichiamo l'intervista integrale concessa da Gaetano Evangelista, amministratore unico di AGE Italia srl, al portale finanziario Trend-online.
Come da lei pronosticato nell'ultima intervista, la Fed la scorsa settimana ha optato per un nulla di fatto sui tassi di interesse. Quando si aspetta ora un primo rialzo del costo del denaro in America e come si comporteranno le Borse nel frattempo?
Non era difficile da prevedere. Le condizioni finanziarie effettive negli Stati Uniti hanno assunto proporzioni davvero restrittive. Insomma: al di là di un simbolico aumento del costo ufficiale del denaro, famiglie imprese fanno i conti con una maggiore pressione fiscale, con un aumento dei tassi sui Corporate bond e con una contrazione in termini annuali della base monetaria. Non dico che sia prossima una recessione, ma le condizioni finanziarie esistenti suggerirebbero un allentamento della politica monetaria, e non certo un aumento dei tassi di interesse.
D’altro canto la stessa signora Yellen ha riconosciuto l’esistenza di condizioni di disturbo del ciclo economico; rinnegando mi sembra le affermazioni ottimistiche delle settimane precedente.
È questa schizofrenia e questo atteggiamento balbettante che mi impensierisce, e che preoccupa gli investitori, ora disorientati. Non posso biasimare chi decide di restare alla finestra nelle prossime settimane.
Evidentemente i problemi sul tavolo non saranno risolti nel giro di alcune settimane, per cui direi che prima di marzo/giugno 2016 è irrealistico aspettarsi un intervento sui tassi.
A Piazza Affari il Ftse Mib continua a mostrarsi incapace di riposizionarsi al di sopra dei 22.000 punti, pur mantenendosi sempre a non molta distanza da questo livello. Quali sono le sue previsioni nel breve per il nostro mercato?
Esatto, quella è la soglia spartiacque dell’indice MIB, e finché non riconquista quella soglia, è prematuro tornare positivi in termini assoluti.
Devo dire anche che al tempo stesso Piazza Affari poggia su supporti di lungo periodo che ad agosto hanno evitato il peggio. Per cui lo scenario al momento è quello di un pieno trading range, con confini ben definiti. È un contesto che fa la gioia dei trader, mentre gli investitori dovrebbero rimanere opportunamente cauti e vigili.
Come valuta il recente andamento del petrolio? Prevede un recupero dei corsi o è da mettere in conto un’ulteriore flessione nel breve?
Il petrolio ha subito un collasso, certo: come nel 2008.
La differenza, rispetto ad allora, sta però nel fatto che oggi la speculazione è ancora viva e speranzosa: mentre nel 2008 i fondi hedge furono indotti dal margin call ad una dolorosa liquidazione, con il mercato che toccò un minimo soltanto quando le posizioni nette risultarono azzerate; oggi le posizioni al rialzo dei fondi hedge sono ancora consistenti, pur essendosi dimezzate rispetto agli estremi raggiunti a metà dello scorso anno.
È una offerta finanziaria potenziale che si aggiunge a quella proveniente dal mondo reale; mentre la domanda non mostra chiari segni di ripresa. Dal punto di vista strutturale direi che lo scenario per il petrolio non è roseo, nonostante il crollo.
A livello intermarket ci sono dei temi che a suo avviso vanno seguiti con più di attenzione di altri in questa fase di mercato?
Sì, per restare al mercato azionario, sto seguendo con attenzione l’andamento del Russell2000. Le medie capitalizzazioni sono state la spina dorsale del bull market degli ultimi sei anni. Il “RUT” ha sfondato i massimi all’inizio dell’anno, ma ad agosto ha mestamente negato la rottura, e di lì a breve si è appoggiato sulla media mobile di supporto in voga da anni. Anche qui la situazione di evidente precarietà. Dovesse saltare il supporto, ciò indicherebbe la scarsità di liquidità in grado di far restare a galla tutte le barche, e fornirebbe segnali inquietanti per tutto il mercato azionario.