Il bear market del bravo investitore

- 16/06/2022
Un mantra dell'ultimo quarto di secolo è stato: investi il 60% in azioni, il 40% in titoli di Stato. Perché quando le pulsioni deflazionistiche faranno scendere la borsa, al contempo faranno salire il mercato obbligazionario. E quando i tassi di interesse saliranno, be', pazienza: perché sarà sintomo di salute economica che farà crescere anche i listini dei mercati di rischio.
Questo schema comportamentale ha funzionato egregiamente fino a quando l'inflazione è rimasta sotto l'obiettivo del 2.0% vanamente perseguito negli ultimi due lustri dalle banche centrali più avanzate: perché la correlazione positiva inaugurata sul finire degli anni Novanta fra azioni e rendimenti obbligazionari, ha prodotto rendimenti di portafoglio paragonabili a quelli ottenibili investendo in azioni; con una volatilità complessiva però di gran lunga inferiore.
Il posizionamento stabile dei tassi di crescita dei prezzi al consumo sopra il 2.0% ha fatto saltare questo schema a cui una generazione di investitori era avezza: l'aumento dell'inflazione ha provocato una crescita dei tassi di interesse, che hanno generato una insostenibile compressione dei multipli di mercato e dunque, in ultima analisi, del mercato azionario. La famosa tempesta perfetta.
Dall'inizio dell'anno a ieri, una combinazione del tipo prospettato (60% S&P500, 40% Treasury di durata superiore ai vent'anni) ha generato a ieri una perdita complessiva superiore al 20%. Un vero e proprio bear market del portafoglio fino a sei mesi modello. Tanti sono i mesi che ci separano da quella rottura scellerata della trendline che connetteva tutti i minimi crescenti del nostro Benchmark Basket Index.
Il timore di molti è che l'incapacità di piegare stabilmente la crescita dei prezzi al consumo possa rafforzare questa relazione tossica fra le due asset class principali a disposizione degli investitori, nuocendo ad un paradigma operativo che nelle varie versioni propugnate ha escluso finora alternative operative.
Nel momento in cui scriviamo il BBI perde sensibilmente terreno, e procede verso il minimo di fine ottobre 2020 da cui è partita la più recente gamba di rialzo. Ora virtualmente integralmente ritracciata. Sotto sulla carta non ci sono livelli di riferimento prima del bottom di marzo di due anni fa.