Pianeta America
Il conundrum americano

I mercati azionario americani godono di una forza relativa imbarazzante. Non c'è dubbio sul fatto che la capacità di far meglio dei listini del resto del mondo, in buona misura dipenda dalla maggiore capacità di generare profitti, e allo stesso tempo dalla massiccia presenza del settore tecnologico; senza il quale gli EPS si collocherebbero tuttora su livelli non superiori a quelli del 2007.
Ma da alcuni mesi a questa parte si assiste ad un fenomeno inspiegabile: Wall Street e dintorni fanno meglio del resto del mondo, anche a fronte di una debolezza del cambio che dovrebbe relativamente penalizzare le aziende americane. Nella figura in basso il rapporto fra S&P500 e MSCI World ex USA (linea azzurra, scala di sinistra) è posto a confronto con il Dollar Index calcolato da Bloomberg (linea verde, scala di destra).

Le due misure hanno sempre coinciso: fasi di vitalità del biglietto verde sono coincise con una migliore performance borsistica negli Stati Uniti; fasi di debolezza del dollaro si sono accompagnati a sottoperformance dei listini USA. Questo, fino a metà maggio: quando, a fronte di una persistente svalutazione del cambio, gli USA hanno continuato a battere le borse del resto del mondo.
Un rompicapo (conundrum, appunto; per usare le parole dell'ex governatore Greenspan) di proporzioni senza precedenti, almeno tenendo conto dell'esperienza degli ultimi lustri.

Presidente della Schaeffer's Investment Research, Inc, e autore di "The Option Advisor", un best seller nel settore delle opzioni, di cui esiste dal 1981 una newsletter omonima. Continua...