Il costo del denaro morde Wall Street

- 28/08/2013
Secondo una opinione ormai consolidata, la crisi finanziaria del 2008 è stata contenuta non con i tagli del costo ufficiale del denaro, posti in essere dalla Federal Reserve più di un anno prima del culmine della Grande Recessione; bensì quando a calare è stato sì il costo del denaro, ma nel settore privato. Grazie alle manovre di "allentamento quantitativo" (QE), il costo del credito nel settore privato (PSCC) ha raggiunto un picco dal quale finalmente ha incominciato a calare soltanto ad ottobre 2008. E sebbene il mercato azionario abbia trovato un minimo definitivo soltanto cinque mesi più tardi, erano state poste le basi per una riscossa di cui ancora oggi godiamo i frutti.
Per PSCC intendiamo la media di tre indicatori del costo del denaro:
- il rendimento delle obbligazioni aziendali "high grade" (rating BAA o superiore di Moody's);
- il Libor;
- il tasso sui mutui ipotecari di durata trentennale.
Ciascuno di questi aspetti coglie il livello del costo del denaro in un ramo del settore privato: rispettivamente, le aziende, le banche e le famiglie.
In effetti il PSCC ha conosciuto una pendenza discendente dalla fine del 2008, e ha mantenuto questo orientamento fino ad aprile. Da allora, il balzo dello yield delle obbligazioni corporate, nonché del tasso chiesto sui mutui per l'acquisto della casa, hanno indotto un surriscaldamento del costo del credito nel settore privato; passato dal 2.65 al recente 3.35%.
Evidente la correlazione (inversa) con l'andamento dello S&P500. La domanda è: fino a quando questo aumento del PSCC sarà tollerato da Wall Street? e quando inizierà ad incidere in misura determinante sul bull market?