Il CoViD Fear Index al servizio dei portafogli di investimento

- 30/12/2020
Il CoViD Fear Index è stato "inaugurato" a marzo: quando l'epidemia da coronavirus assunse rilevanza pandemica, cioé globale. Immediato e drammatico fu l'aggiustamento delle quotazioni azionarie, con i settori più esposti al lockdown generalizzato che pagarono il prezzo più elevato; mentre i settori che beneficiavano del lavoro a casa, risultavano beneficiari delle attenzioni degli investitori.
Il confronto fra i due universi è ben riassumibile dall'indice qui in basso: al numeratore, i settori che si prefiggono di porre gli investitori al riparo dal lockdown sociale ed economico; al denominatore, i settori più ciclici dell'economia e del listino.
Il CoViD Fear Index si è letteralmente impennato da gennaio a marzo, prima di inaugurare una violenta correzione, inizialmente contenuta dal supporto dinamico. I rimbalzi di giugno-luglio, e di settembre-ottobre, sono coincisi con le nuove ondate di CoViD che hanno indotto le autorità ad adottare provvedimenti restrittivi delle libertà di circolazione ed economiche.
Il panico, inizialmente dilagante, poi prevalente a sprazzi, è stato però finalmente accantonato all'inizio di novembre: quasi due mesi fa. Quando finalmente il CoViD Fear Index ha rotto verso il basso, suggerendo l'accantonamento dei timori così drammatici ad inizio anno.
Questo misuratore di panico si colloca adesso al di sotto della soglia dinamica spartiacque, sebbene da un paio di settimane stia risalendo: non abbastanza però da ingenerare timori. Soltanto un ritorno sopra il fascio di medie mobili suggerirebbe l'opportunità di adottare misure di contenimento del rischio nei portafogli di investimento.