Pianeta America
Il fallimento delle banche centrali (I Parte)

Come sono a conoscenza buona parte dei nostri lettori, non abbiamo mai avuto stima per l’operato delle banche centrali negli ultimi vent’anni, e non abbiamo mai nascosto il nostro disappunto. La Federal Reserve è senza dubbio la banca centrale più importante al mondo, al pari dell’economia americana che rappresenta. Ma a differenza delle aziende, gestite da persone che da una vita lavorano nell’industria e nella finanza, la Fed è gestita da persone che perlopiù provengono dal mondo accademico. Gli Stati Uniti dunque sono nelle mani di quelli che fanno girare modelli teorici basati su formule e teorie che si spera siano corretti.
Abbiamo più volte rimarcato in passato come la Fed, con la sua espansione quantitativa, stia conducendo un gigantesco esperimento monetario. Ora, può anche essere che alla fine conseguiranno il loro obiettivo, con l’economia americana che uscirà dal deleveraging, e inizierà a crescere oltre la media, e tutto andrà bene; ma non ne siamo così convinti! A dirla tutta, crediamo che le probabilità che questo scenario si realizzi, siano prossime allo zero. Siamo in territori inesplorati, in cui sia le azioni adottate, sia le reazioni sperimentate, risultano assolutamente prive di precedenti: la distorsione dei tassi di interesse da parte della Fed e delle altre banche centrali, in particolare, che ha generato una degenerazione delle quotazioni di azioni, bond, valute, immobili e tutto ciò che possa avere un prezzo.
Soltanto due asset sono sottovalutati: rischio e metalli preziosi. Questa continua intrusione ha spinto gli investitori lontana dalla curva del rischio comunemente percepita. Senza considerare che la stampa indiscriminata di moneta per espandere il bilancio, genererà una svalutazione della prima rispetto ai metalli preziosi.

È dalla fine degli anni Novanta che critichiamo la Fed. Con il passare del tempo diversi altri commentatori si sono uniti a noi. Ma nel frattempo le banche centrali europea e giapponese hanno imitato la Fed, se possibile facendo anche peggio: nel loro bilancio compaiono ora corporate bond e persino azioni. Attraverso l’acquisto di ETF la Bank of Japan fa parte del primo decile di azionisti nel 90% delle società del Nikkei225. Per aggiungere danno alla beffa, nell’area Euro, in Giappone e in altri stati europei non-Euro i tassi di interesse sui bond governativi sono ora diventati negativi fino alle scadenze decennali. Si stima che circolino circa 12 trilioni di bond dal rendimento negativo, con le banche centrali che possiedono nel complesso 25 trilioni di azioni e titoli di stato. Ovviamente gli investimenti aziendali non possono essere efficienti quando il costo del denaro è determinato non dal mercato, ma da queste manipolazioni. Passerà del tempo, ma diversi pessimi investimenti saranno intrapresi, con un notevole perdita di capitali investiti e di produttività.

Charles L. (Charlie) Minter è uno dei fondatori della Comstock Partners, Inc., una società costituita nel 1986 e attiva nelle gestioni patrimoniali. Continua...