Il mercato del credito non offre disco verde all'Equity

- 11/07/2022
Un buon modo per misurare lo stato di salute del mercato azionario, consiste nel verificare l'entità e la dinamica degli spread creditizi. I corporate bond sono strumenti ibridi: obbligazioni sì, ma collegati alle sorti delle aziende emittenti, ben rappresentate dalle rispettive quotazioni azionarie.
È per questo che spesso l'andamento del differenziale pagato dai bond in questione rispetto ai titoli governativi, esprime una misura dell'eventuale disagio sopportato. A febbraio 2020, per fare un esempio, mentre il mercato realizzava nuovi massimi, lo spread fra Corporate bond di rating BBB e Treasury decennali (linea azzurra, scala di sinistra rovesciata nella figura qui in basso) si allargava vistosamente: una divergenza "intermarket" che di lì a breve sarebbe risultata fatale.
Qualcosa di più consistente e duraturo si è manifestato di recente. Lo spread in questione ha iniziato a crescere a partire da maggio dello scorso anno, mentre lo S&P500 ha conseguito un primo massimo soltanto sei mesi dopo, ed un picco definitivo all'inizio di quest'anno. Evidente la divergenza comportamentale fra i due mercati, ed inevitabile il successivo bear market.
Ora, se quello di giugno fosse un minimo, avremmo apprezzato anche stavolta una indicazione leading da parte dei corporate bond: i quali invece si sono limitati a confermare il minimo dell'Equity, peraltro rientrand solo di misura. Anzi, a dirla tutta, lo spread in questione ha raggiunto pochi giorni fa un nuovo minimo, mentre Wall Street ha registrato un minimo su livelli superiori: non proprio lo schema convenzionale, diciamo così.