Il mercato è sopravvalutato: e allora?

- 11/03/2015
Mi capita di leggere in questi giorni le solite profezie di sventura che da sei anni ci accompagnano: quelli che in tutti i modi ci hanno esortati a non comprare azioni, dopo il minimo del 2009, ora tornano alla carica con una argomentazione trita e ritrita: il mercato è sopravvalutato. Una affermazione che contiene un fondo di verità; peccato che non sia sufficiente per giudicare un rialzo arrivato a conclusione. E per provarlo, volevo oggi proporre i grafici dei principali indici mondiali, accompagnati dal loro multiplo più noto: il Price/Earnings (P/E) nella versione "forward"; basata cioé sugli utili attesi nei prossimi dodici mesi.
Partiamo con il MSCI World, fresco reduce dalla formazione di un nuovi massimo storico:
Obiettivamente il mercato globale non è sottovalutato; non come tre anni fa, quando il P/E si attestava a meno di una deviazione standard dalla media. Chissà perché allora in pochi suggerivano di comprare azioni...
Il P/E è abbastanza alto, storicamente parlando. Soltanto nel 2004 raggiunse livelli più elevati: ma ciò non impedì alle quotazioni di salire per ulteriori tre anni!
Vediamo la posizione di Wall Street, riferimento per gli investitori di tutto il mondo:
Situazione pressoché identica: il P/E è cresciuto negli ultimi due anni, e si attesta ora una deviazione standard sopra la media. Livelli simili furono conseguiti ad inizio 2004: pochi mesi dopo l'inizio - e non certo la fine - dell'ultimo bull market che ha preceduto quello corrente.
Non cambia molto se ci soffermiamo sul P/E delle borse europee:
Vistoso il re-rating in essere: mai il P/E è stato così elevato in questo bull market, come nel precedente rialzo del 2003-2007. Per trovare una lettura simile, bisogna risalire al 2002: quando si esaurì il bear market, e non certo quando esso incominciò.
Di certo questo non autorizza facili entusiasmi; ma da qui ad urlare un crollo imminente, "soltanto" perché il mercato è (oggettivamente) sopravvalutato, ce ne corre...