Il mercato incomincia a prendere una brutta piega

- 28/04/2014
I fattori che hanno sostenuto il mercato negli ultimi cinque anni stanno incominciando a venire meno. Al contrario della convinzione generalizzata, l’economia non mostra segni tangibili di miglioramento. Il QE è gradualmente rimosso, e a questo ritmo si esaurirà il prossimo autunno. Dal punto di vista tecnico il mercato mostra segnali di esaurimento del bull market. In assenza di una crescita economica più robusta, le aziende non riusciranno ad espandere i profitti; questo mentre gli indici mostrano una evidente sopravvalutazione.
Diversi indicatori macro sono stati rilasciati in questi giorni, e non hanno fornito prove di un rimbalzo dopo le delusioni attribuite al rigido inverno. Il settore immobiliare in particolar modo sta deludendo non poco: la vendita di case nuove mostra una contrazione del 14% rispetto al mese di febbraio, e del 13% rispetto ad un anno fa. L’accensione di nuovi mutui ad aprile denuncia una contrazione del 16% rispetto ad un anno fa. La vendita di case esistenti è risultata piatta a marzo, e in calo del 7% rispetto ad un anno fa. I nuovi cantieri edili sono aumentati del 3% a marzo, ma sono al contempo in calo del 6% rispetto allo scorso anno. E l’indice del sentiment calcolato da NAHB si trova praticamente sui livelli più bassi degli ultimi dodici mesi.
La produzione industriale, a marzo, è cresciuta dello 0.7% rispetto al mese precedente, ma solo del 3.8% rispetto ad un anno fa: ancora all’interno del range di crescita degli ultimi tre anni. E sebbene gli investitori abbiano salutato con favore il rimbalzo delle vendite al dettaglio del mese passato, la crescita annuale è risultata parimenti fiacca. La crescita delle buste paga a marzo è stata dell’1.66% rispetto ad un anno fa; ma su base annuale si attestava al +1.82% a novembre. Nelle precedenti riprese economiche, i posti di lavoro creati aumentavano tipicamente del 3-5% in ragione annua.
Se la Fed si atterrà al piano, il QE si esaurirà a novembre. Negli anni passati il QE è iniziato e finito diverse volte. Uno studio di Bianco Research rileva che lo S&P è salito del 117% quando il QE è stato in vigore, ed è sceso del 27% quando è finito. Sebbene questa volta si sia preferita la gradualità, ciò costituirà non di meno un elemento frenante per il mercato.
Negli ultimi cinque anni gli utili aziendali sono decollate nonostante la crescita fiacca delle vendite, che d’altro canto ha riflesso l’andamento del PIL. Ciò è stato dovuto in larga misura al freno alle nuove assunzioni, al blocco degli investimenti e al riacquisto di azioni proprie, spesso mediante fondi ottenuti da emissioni obbligazionarie. Non è certo la ricetta per una crescita sostenibile dei profitti. Con lo S&P che quota a 21 volte gli utili rettificati ciclicamente: un livello superato negli ultimi 90 anni soltanto nel 2000 e nel 2007.
Come abbiamo sottolineato negli ultimi commenti, il mercato è anche peggiorato dal punto di vista tecnico. Le azioni più popolari, che hanno fino ad ora trainato il listino, si sono sbriciolate prima di rimbalzare timidamente. Molte di queste società non vantano utili, o comunque quotano a multipli visti prima d’ora soltanto nel 2000 e nel 2007. Lo S&P non vanta progressi per l’anno, mentre il Nasdaq viaggia in territorio negativo. Il sentiment rimane bullish e le società sui massimi annuali sono sempre di meno. A mio giudizio il potenziale rialzista è decisamente contenuto, mentre i rischi verso il basso sono ora notevoli.