Il potere predittivo dello spread USA-Ger

- 18/09/2014
Se un blocco economico come l’area Euro manifesta una persistente deflazione, accompagnata da stagnazione economica; e se il blocco che si affaccia sulla sponda opposta dell’Oceano al contrario mostra la chiara volontà di accelerare, è inevitabile che il costo del denaro assuma un andamento divergente: con i tassi che frenano nel primo caso, e all’opposto puntano verso l’alto nel secondo.
Questa tendenza divergente si è manifestata appieno negli ultimi tre anni scarsi: basti pensare che a novembre 2011 un T-Note decennale pagava 30 punti base (pb) in meno rispetto al Bund tedesco di pari durata; mentre oggi paga oltre 150pb in più.
In linea di principio, sarebbe fuori luogo aspettarsi un’inversione di questa tendenza, in assenza di uno “shock” nelle dinamiche di crescita delle rispettive economie: prospettiva che purtroppo appare remota, allo stato attuale. Certo, se si accetta che il maggior vigore dell’economia degli Stati Uniti è stato originato dalla politica monetaria più accomodante, dovrebbe salutare con favore la maggiore determinazione registrata di recente a Francoforte. Tuttavia, da un lato la Fed manterrà una politica accomodante, pur dopo l’esaurimento del tapering; dall’altro è lungi dall’essere dimostrato una convincente espansione del bilancio della BCE, come anche l’esito deludente della prima asta di TLTRO ha dimostrato.
Probabilmente, l’unico indizio a favore dell’inversione dell’attuale tendenza, favorevole alle quotazioni del Bund, giunge da un semplice esame visivo.
Lo spread USA-Ger si è spinto da tempo oltre la soglia dei 120pb, in termini di media a 21 giorni (un mese). Come si può notare, questo livello è stato raggiunto in precedenza soltanto altre due volte: ad ottobre 2005 e a metà 1999. Se ammettessimo il permanere del trading range che ha contraddistinto lo spread negli ultimi tre lustri, dovremmo essere pronti a porre in essere una strategia che miri alla compressione dello spread: comprando il T-Note e vendendo il Bund. Una ipotesi che per l’appunto sarebbe ragionevole soltanto se si ammettesse che gli stimoli monetari in Europa sortissero l’effetto sperato, e/o se si temesse che la conclusione del Quantitative Easing negli Stati Uniti induca una frenata macro superiore alle aspettative.
Congetture, al momento. Come sanno i trader, il fatto che si raggiunga una resistenza è condizione necessaria ma purtroppo non sufficiente per vendere. Ma allora, perché ne parliamo adesso? perché lo spread USA-Ger ci fornisce indicazioni anticipatrici anche sull’andamento del mercato azionario.
Il grafico proposto in alto è stato accompagnato da una media mobile, il cui intersecarsi con il dato proposto formalizza e certifica le inversioni di tendenza dello spread. Verso il basso, il differenziale ha sotto questo profilo inaugurato una tendenza discendente ad agosto 2009 e ad agosto 2006.
Sono date che hanno anticipato di diversi mesi il picco del mercato azionario americano: praticamente di un anno. Ciò vuol dire che, anche qualora il differenziale di rendimento fra i titoli governativi toccasse oggi un picco dal quale ripiegasse drasticamente nei giorni a venire; la svolta verso il basso anticiperebbe un top per Wall Street da immaginarsi non prima di metà del prossimo anno, ad essere cauti.
Il grafico qui in alto fornisce un’utile comparazione fra lo spread USA-Ger, e lo S&P. Si noti come i “segnali di vendita” così prodotti, abbiano anticipato di diversi mesi il top di Wall Street. E come di converso i segnali di bottom – spread che svolta formalmente verso l’alto, dopo aver raggiunto un livello relativamente infimo – siano coincisi in modo davvero spettacolare con i minimi del 2003 e del 2009.
In generale si può dire che le fasi di allargamento del differenziale, coincidano con un tono favorevole per i mercati azionari (Wall Street, ma evidentemente non solo); mentre le fasi di contrazione del differenziale, pur eventualmente riflettendo una miglior dinamica economica del Vecchio Continente; trovano riscontro comunque in un bear market, e non di rado in una frenata macro generalizzata, seppur con diverse intensità.
Quasi quasi, sarebbe opportuno confidare in un’ulteriore allargamento dello spread…