Pianeta America
Il punto oggettivo sulla valutazione di Wall Street

Per stabilire se un mercato azionario è equamente valutato, o sopra o sottovalutato, bisogna sgomberare il campo da discussioni basate sul "bias", ed adottare invece parametri oggettivi. D'altro canto, tutti conoscono il Price/Earnings, il CAPE (che a differenza del primo si sofferma sugli EPS degli ultimi dieci anni), il rendimento dei titoli di Stato e il confronto fra questi e il dividend yield.
Bene, una volta riconosciuto unanimamente che un mercato azionario è vulnerabile verso il basso quando questi parametri sono cresciuti eccessivamente; diventa facile standardizzare il tutto e procedere a sintesi: disponendo così di una misura univoca, universale e storicamente coerente.

La sintesi dei fattori citati, per la borsa americana, fornisce un dato che si colloca a -0.75 deviazioni standard.
Tipicamente gli eccessi sono tali quando il nostro indicatore di valutazione di lungo periodo raggiunge in valore assoluti livelli duplici: sopra +1.5 o sotto -1.5 deviazioni standard.
Nel 1987, ad agosto, arrivammo a +1.55 deviazioni standard: poche settimane dopo Wall Street crollò. Ad ottobre e poi a dicembre 1999 l'asticella a +1.5 volte fu fatalmente superata: il bear market sopraggiunse di lì a breve.
Ad inizio di questo decennio, al contrario, abbiamo ripetutamente visto il misuratore fondamentale scendere sotto quota -1.5: è stata la consacrazione di un bull market generazionale che produce ancora massimi storici.
Oggi, siamo a -0.75. Dal punto di vista fondamentale, combinando tutti gli aspetti; non solo il mercato azionario americano non è sopravvalutato; ma, a dirla tutta, risulta anche moderatamente sottovalutato.

Presidente della Schaeffer's Investment Research, Inc, e autore di "The Option Advisor", un best seller nel settore delle opzioni, di cui esiste dal 1981 una newsletter omonima. Continua...