Il ritorno dei margin traders

- 19/09/2019
Il "Margin Debt" è il debito contratto dagli investitori con le società di brokeraggio, allo scopo di acquistare azioni: adottate subito dopo come collaterale, come garanzia. In questo modo si dispone di una potenza di fuoco proporzionalmente superiore rispetto ai capitali a disposizione: le plusvalenze sono incamerate integralmente dal trader, che riconoscerà all'intermediario un costo per il finanziamento (oltre alle commissioni sulle azioni, s'intende).
Questa pratica naturalmente dipenderà dalla percezione di maggiore o minore successo al quale è destinata l'operazione che si intende aprire. Ragion per cui il ricorso al Margin Debt segue gli umori e gli stati d'animo mutevoli del mercato e degli investitori che lo compongono.
A grandi linee il profilo del Margin Debt (MD) ricalca quello del mercato azionario, qui rappresentato dall'indice S&P500. Sicché esaminare le tendenze del primo, fornisce indicazioni rilevanti per decifrare le sorti del secondo.
In questo decennio in un paio di occasioni il MD ha ripiegato, scivolando sotto la media mobile a 12 mesi: nel 2011 e nel 2015. Ciò rifletteva una condizione di disagio, talvolta di panico, per gli eventi esogeni (lo shutdown governativo americano, la perdita della tripla A da parte degli Stati Uniti e la crisi dell'Eurozona, nel primo caso; il rallentamento globale e la deflazione indotta dalle svalutazioni cinesi, nel secondo), che spingeva i margin traders a ridurre il ricorso a tale pratica. Ma una volta diradatesi le nubi, tornava l'ottimismo e il ricorso ad una maggiore leva negli investimenti.
Verso la fine del 2012 e a metà 2016 il MD risaliva definitivamente sopra la media mobile: era il là definitivo alla ripartenza del bull market, che si sarebbe disteso nei mesi successivi.
Di recente abbiamo assistito ad un terzo episodio di questa saga: con il MD scivolato sotto la media mobile, salvo risalirvi sopra in occasione della rilevazione di luglio (il dato di agosto sarà reso noto fra una diecina di giorni). Si direbbe che il peggio sia alle spalle, e che diversi mesi di crescita attenda lo S&P500; reduce da un consolidamento perdurato quasi venti mesi.