Pianeta America
Il tassello mancante al bull market americano

Prima del tonfo di ieri, lo S&P500 flirtava con i 3.000 punti e, di conseguenza, si collocava a meno dell'un percento dai massimi storici di fine luglio. Il marcato calo di ieri, catalizzato dalla delusione per l'ISM Index di ottobre, trova substrato nella mancata partecipazione al bull market di un settore fino ad alcuni mesi fa alquanto popolare: le momentum stock.
Ci riferiamo in particolare alle società note come "FANG", nelle varie declinazioni. Nell'accezione più ampia, il plotone in questione raggruppa sette azioni: Facebook, Amazon, Netflix, la ex Google, Microsoft, Apple e Nvidia.
Il cosiddetto FANGMAN Index:

Questo gruppo di società, che capitalizza complessivamente 4.4 trilioni di dollari (quanto il PIL di Germania ed Austria), vantando un P/E medio di 45 volte; si è prodotto in un "doppio massimo" un anno fa, dal quale è mestamente sceso. Prima di intraprendere una nuova gamba di rialzo: terminata però non oltre i precedenti massimi.
Il colpo di grazia è intervenuto a luglio: quando un ulteriore spunto verso l'alto è stato contenuto dalla trendline che connette i citati tre massimi, decrescenti.
Evidente la debolezza relativa del comparto. Fenomeno spiacevole, che per il momento non ha impedito a Wall Street nel complesso di produrre una eccezionale performance, quest'anno: la migliore, in termini total return, degli ultimi 22 anni.
Ma ci si chiede se la borsa americana possa alla lunga fare a meno dell'apporto di società che fino ad un anno fa erano ambite e strappate di mano dagli investitori autoproclamatisi più scaltri.
A proposito: come stiamo messi con le minusvalenze?

Presidente della Schaeffer's Investment Research, Inc, e autore di "The Option Advisor", un best seller nel settore delle opzioni, di cui esiste dal 1981 una newsletter omonima. Continua...