Pianeta America
In borsa sono saltati gli schemi

Sulle bacheche elettroniche professionali capita in questi giorni di leggere gustose schermaglie fra trader di differente nazionalità. Ad esempio: “Avete una valuta da Terzo mondo”, sfottono gli americani, alludendo al crollo verticale della sterlina. Roba che ricorda il “cruzeiro” brasiliano dei tempi andati, prima che arrivasse il Real.
“Senti chi parla – ribatto da Oltremanica - la vostra borsa dall’inizio dell’anno va a braccetto con i listini di Russia, Brasile, Messico, India e Indonesia”, riferendosi al fatto che le performance del 2016 vedono appunto i listini citati in compagnia di Wall Street: in cima al ranking, con la borsa USA che risulta l’unica a vantare un saldo positivo.

Sì, in effetti non si coglie la provocazione. Viviamo tempi difficili, e la lucidità alle volte manca. La borsa americana rispecchia questo momento di estrema confusione, alternando segnali di prepotente ripartenza, a segnali che invitano alla cautela.
La Brexit ha costituito un terremoto. L’indice dell’incertezza (Policy Uncertainty Index) è schizzato a giugno, riteniamo non cogliendo ancora compiutamente la turbolenza deflagrata negli ultimi giorni del mese passato.
E poi però si assiste alla prova di forza di Wall Street, capace di far registrare tre “90% Up Volume Day” nell’arco di cinque sedute. In soldoni, fra il 23 e il 29 giugno, gli scambi riconducibili alle azioni del NYSE che hanno terminato la seduta in rialzo, sono stati superiori al 90% del turnover complessivo.

Roba forte. Tanto per intenderci, dal 1965 ad oggi una sequenza simile è stata registrata soltanto altre due volte: a marzo 2009 e agosto 2011, per la cronaca (soltanto per quella, perché altrimenti il campione sarebbe troppo ristretto per avere valenza statistica).
Resta il fatto che un simile exploit, replicato anche a livello di ampiezza, testimonia una notevole vitalità del mercato azionario. Non solo di quello, per la verità. Perché, come qualunque investitore avrà notato, nelle ultime settimane azioni, oro e titoli di Stato si rincorrono allegramente.
“Sono saltati gli schemi”, come amano segnalare i commentatori calcistici a corto di metafore. Serviamoci per comodità dei rispettivi ETF: quello sul mercato azionario (SPY), quello sul metallo prezioso (GLD) e quello sui bond USA a lunga scadenza (TLT). E cerchiamo tutti i casi in cui le rispettive quotazioni si collocano nel primo decile delle rilevazioni dell’ultimo anno.

Sconsolante: mai, prima d’ora, i tre mercati hanno sperimentato una tendenza così univocamente benigna, nello stesso tempo (nel grafico lo SPY è raffigurato in nero, scala di destra; il GLD in grigio, scala di sinistra; il TLT in blue, senza scala).
Proviamo ad allentare un pochino i parametri: ricerchiamo tutti i casi in cui le quotazioni dei tre ETF si collocano entro il 25esimo percentile delle rilevazioni dell’ultimo anno. Insomma: se zero è il punto più basso, e 100 è il punto più alto, troviamo tutti i casi dal 2005 in poi in cui il GLD, lo SPY e il TLT si sono attestati almeno a 76.

Sorpresa! I precedenti, sempre merce rara, sono stati registrati ad ottobre 2007 (massimo storico delle borse) e a febbraio 2012 (massimo di fatto dell’oro). Stiamo a vedere che questa volta becchiamo il minimo dei rendimenti?
Chi lo sa. Certo è che il contesto di mercato è incerto come non mai. E siamo ancora a metà anno…

Classe 1971, laurea cum laude in Economia e Commercio con una tesi di laurea sull'analisi tecnica dei titoli di borsa, si interessa da oltre venticinque anni di tecniche di analisi dei mercati finanziari. Continua...