Pianeta America
L’effetto BCE supporta anche Wall Street

Venerdì gli indici di Borsa americani hanno oscillato intorno alla parità per gran parte della seduta per poi virare con decisione al ribasso nell’ultima ora di scambi, almeno il Dow Jones e lo S&P 500, dopo quattro rialzi consecutivi e un bilancio settimanale positivo. L’attesa per l’esito delle elezioni in Grecia questo fine settimana ha contribuito al nervosismo, insieme ad alcune trimestrali meno positive del previsto. Il gigante delle spedizioni UPS, considerato un indicatore dell’economia, visto che opera in diversi settori, ha pubblicato risultati deludenti ed ha anche comunicato previsioni per l’anno in corso meno rosee di quelle elaborate dagli analisti.
Ancora presente sui mercati l’effetto delle decisione della Bce, con l’euro che e’ scivolato sui minimi di 11 anni ed e’ sceso brevemente sotto $1,12. La parità tra euro e dollaro sembra avvicinarsi, una sorpresa per Peter Cardillo, Chief Market Economist per Rockwell Global Capital, che si aspettava una discesa meno repentina della moneta unica. Peter evidenzia che dall’ultimo intervento del Segretario al Tesoro Jack Lew, a supporto del dollaro forte, emerge la possibilità di un ritorno alla politica degli anni 90 dell’era Clinton per un super dollaro, anche come strumento politico.

Per quanto riguarda il QE della BCE, Peter ricorda che per vedere i primi risultati tangibili ci vorranno almeno 6-8 mesi ma nell’immediato funzionerà per far tornare fiducia sui mercati, che in Europa mancava da tempo. La produzione industriale tornerà  a crescere nei prossimi mesi e Peter spera di vedere presto anche i primi risultati nella lotta alla deflazione. Tutto dipenderà dal prezzo del petrolio, se continuerà a scendere sarà difficile combattere la deflazione e sarà un problema non solo per l’Europa ma anche per altre aree del mondo.

I dati economici pubblicati venerdì sono risultati ancora contrastanti, in linea con quanto visto nelle ultime settimane. La debolezza evidenziata dai recenti dati potrebbe apparire chiara nella prima rilevazione del Pil del quarto trimestre in arrivo in settimana. Secondo Peter l’economia americana e’ cresciuta ad un ritmo inferiore al 4%, tra il 3,5% e il 3,75%. Tuttavia ancora un’espansione robusta ma non accompagnata da inflazione, che darà quindi spazio alla Federal Reserve che potrà essere ancora paziente e aspettare per intervenire sui tassi di interesse. Attesa che sarà giustificata non solo dalla crescita Usa ma dalle prospettive di inflazione a livello globale, sottolinea Peter.

Oltre ai dati sul Pil, a dominare la settimana saranno anche le eventuali indicazioni e i commenti che arriveranno dalla riunione del FOMC. In realtà Peter non si aspetta molto dall’evento, sarà un nulla di fatto con la Fed che non indicherà la possibilità di un aumento dei tassi di interesse nel periodo aprile-giugno e quindi lascerà ancora un punto interrogativo sui mercati. Peter conferma le sua aspettative per un aumento del costo del denaro non prima del terzo trimestre di quest’anno.

* Lina Cagossi è video blogger @insidetheexchange.com.

Un operatore professionale da molti anni attivo sui principali mercati finanziari mondiali. Continua...