Pianeta America
L’enigma di Wall Street

Prima o poi bisognerà pur discutere della stridente divergenza che si è venuta a creare fra andamento dei mercati finanziari e andamento dell’economia reale. Sarà il progressivo disimpegno da una politica monetaria straordinariamente accomodante, sarà che l’economia risente della conclusione del QE ben più di quanto sospettabile prima del tapering; sta di fatto che negli ultimi mesi fra borsa USA e dati macro si è venuta a definire una crepa che in qualche modo sarà colmata.
Prima di tutto, però, dobbiamo chiarire i termini della discussione. Per “mercati finanziari” ci riferiamo al mercato azionario e al mercato obbligazionario USA; rispettivamente identificati dall’indice S&P500 e dal Treasury Bond trentennale. Per amor di semplicità escludiamo il computo dei dividendi e del flusso cedolare.
Analogamente, in rappresentanza dell’economia reale adottiamo gli indici dei responsabili di acquisto (PMI), impiegando la media semplice del PMI manifatturiero e del PMI Servizi, sebbene la proporzione di    questi ultimi nell’economia americana sia orma largamente prevalente. Ancora una volta, manteniamo le cose semplici.
Nonostante queste semplificazione, economia reale ed economia finanziaria vanno abbastanza a braccetto, se si ha l’accortezza di confrontare la prima con la variazione annuale della seconda.

 

Il grafico riporta nella parte superiore il rapporto fra S&P500 e T-Bond. Evidentemente, una pendenza positiva della linea suggerirà sovra-performance del mercato azionario (sale di più, o scende di meno) rispetto ai titoli di Stato americani; una linea inclinata verso il basso al contrario evidenzierà sottoperformance dell’Equity rispetto ai Bond.
Nella parte inferiore del grafico scorgiamo il tasso di variazione dello SBR (Stock/Bond ratio, in rosso) e la media dell’ISM Index manifatturiero e non manifatturiero (verde).

Alcune riflessioni sorgono immediate:
1)    Le due misure sono abbastanza ben correlate. Dal 1998 in poi si contano solo due vistose eccezioni: nel 2002-2003, e nel 2011-2012. In ambo i casi la debolezza relativa del mercato azionario si rivelò eccessiva e infondata, con lo SBR che avrebbe in seguito recuperato per riallinearsi ai fondamentali macro;
2)    Quando entrambe le misure sono scivolate in territorio negativo (variazione annuale dello SBR sotto lo zero, PMI Composito sotto i 50 punti), una recessione è stata inaugurata di lì a breve;
3)    Generalmente, la variazione annuale dello SBR risulta più volatile dell’andamento dell’ISM Index.

Allo stato attuale, la plateale debolezza del mercato azionario rispetto ai titoli governativi americani non trova riscontro nell’andamento dell’economia reale. L’esperienza storica suggerirebbe una imminente fase di “catch-up”, di recupero dei mercati finanziari: sotto forma di S&P che batte il T-Bond, o che scende meno di quest’ultimo.
Questo in teoria. Evidentemente non si può generalizzare, sulla base di due soli casi storici. Non vorremmo scoprire un’eccezione: con i mercati finanziari che stanno anticipando qualcosa che l’economia reale non ha ancora pienamente rappresentato con le sue indicazioni mensili.

Un operatore professionale da molti anni attivo sui principali mercati finanziari mondiali. Continua...