Pianeta America
L’Hindenburg Omen fa tremare gli investitori

Lo scontro fra le forze in campo si intensifica. Mentre Wall Street fa registrare la seconda volatilità più contenuta dal Dopoguerra ad oggi – per trovare un periodo ancor meno volatile bisogna risalire al 1964 – analisi e investitori fanno a gara nel trovare elementi che possano finalmente – dura restare a guardare il bull market più spettacolare di questa generazione, e forse anche della prossima… - intimorire il Toro: contenendolo, o addirittura rovesciandolo.
Fra questi fattori, più o meno probabili (ormai dovrebbe essere chiaro che scomodare “guru” catastrofisti che da anni non ne imbroccano una neanche per sbaglio, non sortisce gli effetti sperati. Al contrario…), un setup che al contrario impensierisce, è quello noto come “Hindenburg Omen”.
Il meccanismo di costruzione è piuttosto complesso, e non è questa la sede per discuterne. Basterà rilevare come l’HO si basi su una “frattura” del mercato: che manifesta allo stesso tempo un elevato numero di società sui massimi, e sui minimi. Bizzarro, dal momento che un mercato in salute, e sui massimi, dovrebbe proporre una proliferazione delle prime, e una rarità delle seconde.
Così non avviene, da alcune sedute a questa parte: complice, si ritiene, la crisi attraversata dal segmento dei corporate bond; in particolar modo, quelli ad elevato rendimento. Una soluzione sarebbe quella di calcolare un HO limitatamente alle compagnie dello S&P500, aggirando le restrizioni di un NYSE ove le società non operative sono ormai più della metà.

Dopotutto, però, anche la debolezza degli high yield corporate bond è una informazione da non trascurare; sicché ci prendiamo il pacchetto completo, e vediamo cosa sta succedendo.
La figura in alto mostra una rilevazione ripetuta del setup in questione nelle sedute più recenti: ne contiamo otto, nelle ultime 16 sedute. Non poco. Fra maggio ed agosto l’HO si è sperimentato in un analogo numero di occasioni, ma non in un arco di tempo così ristretto. Fra l’altro, allora lo S&P concesse un consolidamento soltanto dopo l’ottava rilevazioni (guarda caso). Nulla di che, ad ogni modo: ‘che una contrazione da chiusura a chiusura superiore al 5%, manca da quasi 17 mesi.
   
Chissà, argomenteranno gli Orsi. Magari questa concentrazione di segnali in un ristretto arco di tempo, piegherà le gambe del Toro. Vediamo allora cosa è successo in circostanze analoghe precedenti. La figura in basso ripropone nella parte inferiore le singole rilevazioni giornaliere, in forma punteggiata; e – scala di sinistra – un contatore di rilevazioni di HO nell’arco di 16 sedute.

Evidentemente negli ultimi vent’anni si riscontrano soltanto tre precedenti: ad ottobre 2007, ad aprile 2006 e a dicembre 1999. Il primo episodio evidentemente fu drammatico, mentre negli altri due casi lo S&P ripiegò rispettivamente del 7.6 e del 4.6%, prima di tornare a salire. Dal massimo più recente, questo implicherebbe una proiezione fra 2400 e 2475 punti.
Il problema è che una casistica così contenuta è insufficiente, dal punto di vista statistico, per formulare conclusioni definitive. Senza considerare che, dopotutto, in due casi su tre Wall Street si limitò ad un mero consolidamento, prima di salire a nuovi massimi.
Abbassassimo l’asticella, richiedendo almeno 4 rilevazioni in un ristretto arco di tempo – gli autori di questo indicatore si accontenterebbero anche di un paio di Hindenburg Omen a distanza ravvicinata… - otterremmo una diecina di rilevazioni, negli ultimi vent’anni: un dato sufficiente per incominciare a ragionare.
Peccato però che il seguito non sarebbe allineato alle aspettative degli Orsi: lo S&P è salito nella stragrande maggioranza dei casi, malgrado il setup in questione. L’episodio del 2007 finisce per essere l’eccezione anziché la regola. Ha senso scommettere sul ribasso, quando c’è una probabilità del 90% di non essere soddisfatti?

Presidente della Schaeffer's Investment Research, Inc, e autore di "The Option Advisor", un best seller nel settore delle opzioni, di cui esiste dal 1981 una newsletter omonima. Continua...