L’ottimismo degli investitori ora ha proprio stancato

- 10/01/2014
Non cambia la musica, ora che siamo entrati in un nuovo anno: l’argomentazione è che il mercato Toro sarà sostenuto dal Quantitative Easing e da una accelerazione della crescita economica. È il quarto anno di fila che economisti e strategist puntano su questi aspetti. In tutti gli anni precedenti c’è stato spazio per delusione, almeno sul secondo fronte, sebbene il QE sia bastato per spingere verso l’alto le quotazioni. Pensiamo che ancora una volta la ripresa si rivelerà inferiore alle attese, e che stavolta il sentiment orientato verso un miglioramento del mercato si rivelerà infondato.
L’ottimismo è su livelli che in passato hanno indotto un’inversione di tendenza. In un articolo illuminante apparso sul Wall Street Journal, l’editorialista James Stewart ha rilevato: «in tanti anni di professione, non ne ricordo uno in cui l’ottimismo circa le prospettive di mercato, l’economia e i profitti aziendali, siano stati così dilaganti». Il sondaggio di Investors Intelligence evidenzia oltre il 60% di rialzisti: un livello anche più alto di quelli raggiunti nel 2000 e nel 2007. I bear invece si attestano ad appena il 15% del totale.
Inoltre la National Association of Active Investment Managers evidenzia la più ampia allocazione in Azioni almeno dal 2006. L’ Hulbert Newsletter Stock Sentiment Index è ai massimi di sempre, e in questo caso si parte dal 1996. Ma i dati sono supportati dall’evidenzia empirica: strategist ed economisti sono unanimemente bullish, ed è difficile trovare un Orso di questi tempi. Il debito a margine è parimenti sui massimi, avendo superato i picchi del 2000 e del 2007. La storia insegna che quando il sentiment nei confronti di un mercato è estremo, di solito è nella posizione sbagliata. E questa volta temiamo non sarà diverso.
Inoltre, si indebolisce la prospettiva di una accelerazione della ripresa economica. La crescita poderosa del III trimestre è stata ascrivibile all’accumulazione di scorte, e anche nel IV trimestre il copione si dovrebbe ripetere; complice anche una riduzione del deficit commerciale. I consumi, che rappresentano tuttora il 70% dell’economia, non se la passano molto bene, mentre il settore immobiliare va deteriorandosi. Nel frattempo il reddito disponibile aumenta di appena lo 0.6% rispetto ad un anno fa. E l forza lavoro è calata in un anno sia ad ottobre che a novembre. La scadenza dei sussidi straordinari di disoccupazione lascerà senza redditi 1.4 milioni di persone.
Anche il settore edile, si diceva, va rallentando. La vendita di case esistenti a novembre è stata negativa rispetto all’anno precedente per la prima volta in tre anni. L’indice dell’accensione di nuovi mutui è in ribasso, mentre i tassi sui mutui stanno crescendo. Tutto ciò fa temere che gli indizi di espansione del ritmo di crescita dell’economia saranno ancora una volta fuori luogo, nel momento in cui il mercato non potrà più contare sul sostegno del QE. Con una sopravvalutazione evidente a tutti, la tanto attesa svolta verso il basso dovrebbe essere dietro l’angolo.