Pianeta America
La bolla delle banche centrali (1 di 3)

È difficile ricordare un evento dall’esito così prevedibile come la riunione della Fed del mese scorso. Era il meeting che avrebbe dovuto salutare la fine della politica del tasso zero (ZIRP). La Fed invece ha mantenuto i tassi invariati, e ciò ha indotto una positiva reazione del mercato: per una sola ora.  Lo S&P500 è salito dell’1.7%, da minimo a massimo intraday, prima di chiudere la seduta in territorio negativo. Nelle dichiarazioni a margine, la Fed ha fatto riferimento alle condizioni economiche globali e alla Cina, come principali motivazioni del persistere della ZIRP.
Si tratta di argomentazioni ben distanti da quelle che poggiavano su piena occupazione e bassa inflazione, e il mercato non ha affatto gradito. Una settimana dopo però la signora Yellen ha fornito un nuovo discorso in cui ha precisato che l’aumento dei tassi è atteso per la fine dell’anno: un discorso più da falco, che il mercato ha inizialmente apprezzato… salvo tornare ad accartocciarsi su se’ stesso a fine seduta. Non sono mancate dichiarazioni di esponenti attuali e precedenti del Board della Fed, favorevoli e contrari alla prospettiva di un aumento dei tassi. Sembra che il mercato sia disturbato proprio da queste incertezze fra gli esponenti della Fed; in crisi di credibilità.

Sebbene i nostri lettori siano bene a conoscenza del nostro pensiero sulla ZIRP,per amor di prospettiva storica proponiamo qui in alto un grafico di Bloomberg (ogni box verticale è pari al 5%) che mostra l’estremo superiore del Fed target rate a partire dal 1971. A parte gli anni Settanta e Ottanta, quando i tassi erano a doppia cifra, e arrivarono fino al 20%, nella maggior parte del tempo i tassi hanno oscillato fra il 3 e il 10%. Difatti, il tasso Fed non è sceso sotto al 3% se non dopo lo scoppio della bolla Internet a marzo 2000.
Per dirla in parole povere, la nostra visione rimane la stessa: la ZIRP ha distorto l’allocazione dei capitali, fornendo abbondante credito a prenditori a prezzi (tassi di interesse) fuori luogo. Allo stesso tempo i risparmiatori sono stati “puniti” con tassi infimi, con il risultato che il risparmio è stato convertito in speculazione. Non pochi si sono guardati intorno, chiedendosi dove mai poter piazzare i propri denari. L’effetto collaterale di questa situazione è stato un mercato azionario più instabile che mai, poiché gli investitori hanno assunto crescenti dosi di rischio, contando sul fatto che la Fed avrebbe tenuto in essere il gioco a tempo indeterminato.

Charles L. (Charlie) Minter è uno dei fondatori della Comstock Partners, Inc., una società costituita nel 1986 e attiva nelle gestioni patrimoniali. Continua...