Pianeta America
La borsa è sottovalutata (rispetto all'inflazione)

Il livello di valutazione del mercato non è mai univoco. Diverse sono le misure: il rapporto fra prezzo e utili degli ultimi dodici mesi (Trailing P/E), o anche magari il rapporto fra prezzo e utili medi degli ultimi 10 anni (Shiller P/E). Ma queste comparazioni perdono colpevolmente di vista il contesto esterno: un dato multiplo di borsa può essere elevato o basso, a seconda del rendimento che il mercato obbligazionario in quel momento esprime. Rendimento che tendenzialmente è collegato al livello dell'indice dei prezzi al consumo. Storicamente la relazione è linearmente inversa.
 

Il diagramma mette a confronto storicamente le coppie di valori (PE/ trailing e CPI) calcolabili mensilmente per gli Stati Uniti. La retta di regressione che approssima questi valori è inclinata negativamente: ciò vuol dire che al crescere dell'inflazione, cala il P/E; ovvero, che il multiplo degli utili aumenta con il raffreddarsi dell'inflazione.
Naturalmente questa è una "tendenza", non una regola aurea; ma ci si aspetta che coppie di valori eccessivamente distanti dalla retta di regressione rappresentino un'anomalia: come quella vigente.
L'attuale livello di P/E è troppo basso rispetto all'inflazione. Questo multiplo è compatibile con un'inflazione del 6%: che, immaginiamo, provocherebbe il collasso del mercato obbligazionario (rendimenti in orbita) e un massiccio deflusso di liquidità verso l'Equity. In alternativa, se effettivamente questa è l'inflazione, allora gli investitori pagano un multiplo troppo basso per gli utili che portano a casa comprando azioni. Il rapporto dovrebbe salire da 15 a 18 volte; conseguentemente, lo S&P500 dovrebbe quotare un 20% in più rispetto alle quotazioni correnti.

Presidente della Schaeffer's Investment Research, Inc, e autore di "The Option Advisor", un best seller nel settore delle opzioni, di cui esiste dal 1981 una newsletter omonima. Continua...