La Cina fa suonare la sveglia

- 27/01/2014
Il mercato azionario ha reagito molto male di fronte al calo inatteso del PMI cinese. Secondo la HSBC, Pechino fronteggia la minaccia di un deficit del sistema finanziario, che avrebbe non poche ripercussioni per l’intera economia. La delusione per i risultati macro getta ombra sulle prospettive universalmente condivise di ripresa economica globale. Senza l’impeto del motore economico cinese, l’economia globale segnerebbe il passo, e rischierebbe di precipitare in recessione. Questo è particolarmente vero se si considera che gli Stati Uniti non hanno ancora raggiunto la “velocità di fuga”, nel momento in cui la Fed sembra in procinto di rimuovere progressivamente il QE.
Sebbene la borsa abbia apparentemente accettato questa prospettiva, l’orientamento degli investitori resta benigno sulla base della convinzione che ora sarà l’accelerazione della crescita economica a sostenere i profitti. Fino ad ora il mercato aveva accettato un’espansione timida sulla scorta della liquidità fornita dalla Fed. Ora che tale prospettiva incomincia a ridimensionarsi, la crescita tiepida non basta più, e sfortunatamente non sembra che ci sarà alcuna accelerazione.
Nonostante la convinzione diffusa che l’economia americana stia per balzare vistosamente, i dati suggeriscono altrimenti. La crescita non è affatto auto-sostenibile. Dove sarebbe il boom dei consumi? Le vendite al dettaglio sono salite del 4.1% nell’ultimo anno, rispetto al +5.2% nel 2012 e al 6.2% del 2011. La spesa per consumi è cresciuta dell’1.2% nell’anno terminato a novembre 2013 rispetto al +2.1% dell’anno terminato a novembre 2012. E i dati più recenti non suggeriscono che siano stati battuti più scontrini. Non dimentichiamo mai che i consumi rappresentano il 70% del PIL americano. E che in termini reali il reddito disponibile è salito di appena lo 0.6% negli ultimi dodici mesi.
Anche l’occupazione segna il passo: il +1.62% nel 2013 non è dissimile rispetto alla crescita delle buste paga dei due anni precedenti. Ciò conferma che l’economia è ancora su livelli dal +2% visti negli ultimi tre anni. Ogni tanto fa leggermente meglio, in altri momenti fa peggio, ma non ha mai raggiunto la “velocità di fuga”.
Senza il contributo della crescita economica globale e americana, è difficile credere che gli utili per azione possano far bene. Gli EPS sono stati gonfiati dai buyback e dal taglio dei costi operativi delle aziende. Ma su questo fronte è rimasto ben poco da fare, e se non aumenteranno i ricavi, gli EPS smetteranno di crescere.
A fronte di questo scenario, gli investitori restano fiduciosi circa le prospettive dell’economia e degli utili aziendali: resteranno presto delusi, non c’è da dubitarne. I dati provenienti dalla Cina non dovrebbero essere presi alla leggera, e l’economia americana non cambia marcia. La borsa è destinata a far male, in futuro.