La Fed non è ancora pronta ad aumentare i tassi

- 18/12/2014
Reazione netta al rialzo per gli indici di Borsa americani in mancanza di grosse sorprese dalla Federal Reserve. Nel comunicato, pubblicato al termine della riunione del FOMC, la Fed indica che sarà “paziente” sulla tempistica di un aumento dei tassi di interesse e aggiunge che la promessa è in linea con quella di tassi fermi “per un periodo di tempo considerevole”, frase che quindi resta nel comunicato – anche se rimpiazzata. La banca centrale americana ha di fatto indicato che sta cambiando lentamente direzione ma non è pronta ad intervenire adesso, o a fornire una tempistica precisa, sul ritocco al rialzo dei tassi di interesse.
L’incognita tassi 2015 resta con il mercato che si aspetta ancora un ritocco al rialzo nel secondo semestre anche se consapevole che i piani della banca centrale potrebbero cambiare in relazione a quanto sta accadendo a livello globale. Secondo Peter Cardillo, Chief Market Economist per Rockwell Global Capital, i problemi geopolitici, il rallentamento della Cina e la situazione difficile in Europa potrebbero influenzare nel 2015 le decisioni della Federal Reserve. La Fed potrebbe rinviare la decisione di aumentare i tassi se la Bce non interverrà in maniera decisa per combattere la deflazione, uno scenario per ora escluso da Peter che si aspetta un intervento netto di mario Draghi in gennaio. Inoltre l’economia americana resta per adesso sulla strada del recupero ma l’eventualità di un forte raffreddamento della congiuntura russa potrebbe pesare sull’attività globale e quindi fornire più tempo alla Fed prima di intervenire sul costo del denaro.
Peter si aspetta un ripristino del rally di fine dopo la decisione della Fed di oggi e crede che il 2015 sarà ancora un anno positivo per l’azionario americano, anche se vedremo guadagni più contenuti rispetto al 2014 con lo S&P 500 in incremento tra il 10% e il 12%, ad un ritmo più lento dato che i progressi economici ormai sono scontati, ovvero un Pil al 3,5%, l’inflazione contenuta e un dollaro più forte.
Il prezzo del greggio è al momento sui minimi e sta cercando un livello da cui risalire. Peter non crede che il prezzo scenderà’ sotto i 50 dollari e non arriverà fino a $30-$35 come ipotizzano alcuni analisti. La crisi russa è molto seria ma Peter non teme per l’impatto sugli Stati Uniti, vede piuttosto un possibile futuro cambiamento della politica estera russa a vantaggio dell’Europa.
Il calo del prezzo del petrolio continuerà a sostenere la corporate America con le imprese che godranno ancora del calo delle spese energetiche. Mentre la mancanza di inflazione – come indicato anche dai dati sui prezzi al consumo di oggi – sarà un beneficio per l’economia e per le imprese, sottolinea Peter.
Prepariamoci quindi alla fine dell’anno e all’effetto gennaio – che secondo Peter sarà positivo soprattutto per i titoli delle società a piccola e media capitalizzazione.
* Lina Cagossi è video blogger @insidetheexchange.com.