Pianeta America
La fine del QE (I Parte)

Il completamento del terzo round di Quantitative Easing è coinciso con la formazione di un massimo che si sta rivelando difficile da superare. Le oscillazioni dello S&P500 sono risultate estremamente volatili dalla fine del 2014. In effetti, dopo la conclusione del primo QE nel 2010, del QE2 nel 2011 e dell’Operation Twist nel 2012, il mercato è salito davvero di misura, prima di franare. Ora che la Fed ha completato il QE3 e per giunta ha iniziato ad aumentare i tassi, il mercato ha riproposto la sua volatilità, e sospettiamo che queste oscillazioni condurranno presto ad un nuovo assalto dei 1810 punti realizzati all’inizio di quest’anno.

Si tratta di una riedizione di quanto già visto in occasioni delle altre fasi successive all’esaurimento dei precedenti QE. Questa volta lo S&P è riuscito a migliorarsi, a maggio 2015, ma da allora non ha prodotto ulteriori picchi assoluti, anche se a quella soglia si è avvicinato diverse volte: ne contiamo dieci, negli ultimi quindici mesi.
I minimi realizzati lo scorso anno sono stati a 1867 ad agosto e 1872 a settembre. Il secondo minimo è stato seguito da un forte rimbalzo. I minimi di quest’anno sono stati realizzati a 1812 punti (gennaio) e a 1810 punti (febbraio). Questi minimi sono stati interrotti da un forte rimbalzo a 1947 punti a febbraio, mentre il minimo a 1810 è stato “chiamato” da Jamie Dimon l’11 febbraio: lo stesso giorno in cui il CEO ha comprato azioni della sua banca. Il rialzo da allora è stato impressionante.
Da sette anni i Tori vedono il mercato salire sistematicamente a nuovi massimi, senza significative correzioni. In effetti, è dal 2009 che Wall Street non registra significativi ribassi. Chiaramente, questo rialzo è stato favorito dalla politica monetaria della Fed. Tale politica ha distorto il modo in cui il denaro circola, e ha inflazionato le quotazioni di azioni, titoli di Stato, obbligazioni e tutto ciò che è negoziabile; incluso il mercato immobiliare.

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