La fine del QE (II Parte)

- 12/05/2016
Questa scellerata politica monetaria non è stata confinata agli Stati Uniti. Il resto del mondo ha copiato gli USA, nonché il Giappone, che adotta una simile politica monetaria da 27 anni, con scarsi risultati: il mercato azionario domestico non ha più avvicinato i 39000 punti raggiunti dal Nikkei alla fine del 1989, e quota oggi circa 16700 punti. La Bank of Japan è stata ancor più spregiudicata della Fed, dal momento che ha acquistato tutto ciò che poteva essere acquistabile, pur di tentare di mantenere a galla l’economia.
Osservare chi detiene gli ETF azionari in circolazione fa drizzare i capelli! Il governo giapponese e la BoJ possiedono il 10% del mercato azionario, e la BoJ di recente ha deciso di utilizzare i tassi di interesse negativi per stimolare l’economia e indebolire lo Yen. Ma gli “effetti collaterali” hanno impattato sul mercato azionario, e indotto una rivalutazione inattesa del cambio.
Anche la BCE ha adottato i tassi di interesse negativi nel tentativo di stimolare la crescita europea. Ma anche qui lo sforzo si rivelerà vano. In Cina, sebbene i tassi siano ben lontani dallo zero, la People’s Bank of China (PBoC) ha “raddoppiato al ribasso”, stimolando la formazione di nuovo credito. Il debito pubblico è cresciuto al 243% del PIL.
Abbiamo criticato a più riprese l’atteggiamento delle banche centrali che hanno confidato troppo nelle loro politiche, ignorando gli effetti collaterali del loro operato. Senza considerare le difficoltà che adesso saranno affrontate nel rovesciare questa politica monetaria. Ogni volta che una banca centrale ha innalzato i tassi, il mercato azionario è precipitato. Si capisce la cautela della Fed, dopo il primo innalzamento dei tassi a dicembre.
Negli Stati Uniti, il bilancio dell’istituto di emissione è passato da 500 miliardi nel 2009 agli attuali 4500 miliardi. Questo ha asfaltato i tassi di interesse, costringendo gli investitori a spostarsi verso attività più rischiose: fra azioni, immobiliare e bond ad alto rendimento. La Fed argomenta che ha agito per prevenire una riedizione della Grande Depressione degli anni ’30. Dopotutto non sono nel torto: abbiamo vissuto soltanto una Grande Recessione. Ciò che la Fed manca di rilevare, è la sua complicità nella formazione di questa crisi.