Pianeta America
La Grecia torna a spaventare i mercati

Il petrolio scende sotto i $50 il barile per la prima volta in cinque anni e mezzo e trascina al ribasso il settore energetico e l’intero S&P 500. L’indice è in calo per la quarta seduta consecutiva – non accadeva da 13 mesi – e l’indice VIX della volatilità’ si apprezza del 20% fino ai massimi dal 17 dicembre scorso. Un inizio d’anno negativo che sembra dominato non solo dai ribassi del greggio ma anche dai rinnovati timori per il futuro dell’Europa con il mercato che teme di nuovo l’uscita della Grecia dall’Unione e l’euro che reagisce toccando i minimi di quasi nove anni.
Tensione sui mercati quindi, accentuata anche dalle attese per l’inizio della stagione di trimestrali la prossima settimana, come sottolinea Kenneth Polcari, Direttore delle operazioni sul floor per O'Neil Securities. Gli analisti hanno già’ rivisto al ribasso le previsioni sugli utili adeguandole al movimento al rialzo del dollaro ma, dice Kenny, eventuali indicazioni in arrivo dagli amministratori delegati o dai direttori finanziari delle multinazionali su un eventuale impatto della situazione economica difficile in Europa potranno fare la differenza sui mercati.
Tanta anticipazione anche per l’attesa decisione della Bce a fine gennaio. Kenny ricorda le conversazioni tra gli operatori alla fine dell’anno in previsione di un intervento decisivo da parte della Bce che poi non si è mai materializzato ed ha provocato delusione sui mercati e poi un recupero. Mario Draghi ha infatti parlato di un intervento in gennaio e le speculazioni sulla tipologia dell’intervento stesso ha stabilizzato i mercati. Kenny tuttavia aggiunge che il peggioramento della situazione economica in Europa e la minaccia di un abbandono da parte della Grecia potrebbero rendere più’ difficile una decisione da parte della Bce o quantomeno potrebbero rendere meno efficace un intervento anche se aggressivo. Paure che si notano oggi sui mercati europei e di conseguenza anche su quelli statunitensi.

Qui negli Stati Uniti invece il mercato si prepara ad una crescita economica meno marcata negli ultimi tre mesi del 2014 rispetto al terzo trimestre. Verranno a mancare dal Pil gli ingenti investimenti in difesa da parte del Governo, riscontrati nel terzo trimestre, e l’atteso rallentamento dell’accumulo di scorte da parte elle aziende. Fattori che portano alcuni economisti a prevedere un Pil al 2%. Kenny si aspetta una crescita tra il 2,5% e il 3% ma se i dati dovessero mostrare un’espansione meno marcata potremmo notare un’altra ondata di risk off sul mercato con gli investitori che dovranno riadattarsi alle nuove stime. Il primo trimestre del 2015 sarà’ invece cruciale per i mercati non solo per via della decisione della Bce in gennaio ma anche per la riunione di marzo della Fed da cui potrebbero arrivare concrete indicazioni sul livello dei tassi di interesse.

Concentriamoci per ora sulle prime cinque sedute dell’anno che potrebbero determinare, secondo la teoria del “January Effect”, la direzione del mercato per il resto dell’anno, almeno se saranno confermate alla fine del mese. Se entro fine gennaio riusciremo a recuperare le perdite accumulate fino a questo momento allora il 2015 poitrebbe concludersi con un guadagno tra l’8% e il 10% secondo Kenny.

Questa settimana attenzione ai dati sul mercato del lavoro che arriveranno tra mercoledì (ADP) e venerdì (non-farm payroll) e potrebbero confermare ancora una volta una crescita di occupazione superiore alle 200 mila unità. Un andamento positivo ma ad un certo punto sarà necessaria una creazione di circa 300 mila occupati ogni mese per riportare fiducia nell’economia nel 2015, sottolinea Kenny.
 
* Lina Cagossi è video blogger @insidetheexchange.com.
 

 

Classe 1971, laurea cum laude in Economia e Commercio con una tesi di laurea sull'analisi tecnica dei titoli di borsa, si interessa da oltre venticinque anni di tecniche di analisi dei mercati finanziari. Continua...