Pianeta America
La produttività stagnante peserà sul mercato azionario

Il bull market si avvia ormai a celebrare l'ottavo compleanno e, se continuerà per un ulteriore mese, sarà il secondo rialzo di borsa più prolungato della storia. Essere pesantemente investiti in simili circostanze, oltretutto considerate le valutazioni raggiunte, incomincia a diventare pericoloso. Tuttavia, per motivi imponderabili, il sentiment degli investitori è più rialzista che mai: Investors Intelligence, Market Vane, il Michigan Sentiment e il VIX mostrano un ottimismo estremo che può essere pacificamente definito euforia pura. E, come tutti sanno, i bull market terminano quando dall'ottimismo si passa all'euforia.
Molti investitori sono indotti a ritenere sensato essere bullish sul mercato, alla luce dei bassi tassi di interesse. Anche se la Fed dovesse aumentare il costo del denaro, passerà molto tempo prima che i rendimenti dei bond raggiungano livelli minacciosi. Tuttavia, bisogna tenere presente che il "peg rate" della Fed dopo dodici mesi oscilla fra il 2 e il 2.5%; per cui questo vantaggio sta per evaporare. Sospettiamo che la banca centrale americana aumenterà ripetutamente, e rapidamente, il saggio sui Fed Funds, specie ora che il duplice mandato di massima occupazione e crescita dei prezzi al consumo al 2% è stato conseguito.
Un altro motivo per cui il sentiment degli investitori è così rovente, è rappresentato dalla promessa dell'amministrazione Trump di ridurre le imposte su famiglie e imprese, di deregolamentare, di emendare la riforma sanitaria di Obama, e di promuovere il rimpatrio di 2400 miliardi di dollari situati all'estero. C'è anche un piano di investimenti in infrastrutture da 1 trilioni di dollari, che quantomeno dovrebbe indurre la Fed a mettere da parte le esitazioni, visto che il deficit di bilancio aumenterà in conseguenza di tutte queste spese. Noi tuttavia crediamo che non sarà facile mantenere le promesse.
Un'altra statistica interessante riguarda il fatto che ogni nuova presidenza, perlomeno dai tempi di Dwight Eisenhower ha sperimentato una recessione entro due anni dall'insediamento. Trump dovrebbe preoccuparsi seriamente di questo, da subito. Oltretutto, per avere un'economia robusta e dalla crescita sostenibile, bisogna incrementare la produttività. E questo implica progressi nella forza lavoro, ma soprattutto negli investimenti in beni capitali. Studi testimoniano invece il blocco su questo fronte in essere dal 2000. Grazie alla produttività, l'economia americana è cresciuta mediamente del 3% reale dal 1945 al 2000; da allora, la crescita si è contratta di un punto pieno.
Un altro studio rivela che, durante le presidenze Reagan e Clinton, la crescita del PIL ha oscillato fra il 3 e il 4 percento. Questo perché i baby boomer sono entrati nel mercato del lavoro, nel momento in cui le aziende investivano. Questi fattori non sono più all'opera: cresceremo al massimo del 2% per cause demografiche. Le misure promesse da Trump non affrontano questi problemi, e il mercato azionario presto se ne accorgerà a caro prezzo.

Un operatore professionale da molti anni attivo sui principali mercati finanziari mondiali. Continua...