La rivincita del fratello povero dell’Oro

- 18/03/2016
L’occhio attento sta notando nelle ultime settimane il persistente tentativo dell’argento di sfondare. Buon ultimo: dai minimi di inizio anno i più blasonati oro, platino e palladio sono saliti in misura compresa fra il 22 e il 30%, mentre l’argento – il più “povero” fra i metalli preziosi – ha contenuto l’apprezzamento al 16%, da estremo ad estremo.
Tutta colpa della media mobile a 52 settimane (un anno), che da tempo immemorabile contiene sistematicamente i tentativi di rilancio delle quotazioni. Questa volta, obiettivamente, l’argento sta insistendo con maggiore convinzione, e non si può escludere che la pressione esercitata da tempo possa riuscire nell’impresa di sfondare la resistenza.
Con questa visione abbiamo soltanto un problema: andiamo contro l’orientamento dominante fra gli istituzionali; i “Commercial”, come li definisce il Commitment of Traders Report. Come si può notare, il saldo netto è negativo, e ha superato il 40% delle posizioni complessivamente in essere sul mercato. È sin troppo facile rilevare come una esposizione al ribasso così pronunciata, abbia nel recente passato intercettato i massimi del fratello povero dell’oro.
E allora, combinando questa informazione, con la tenuta della resistenza di lungo periodo, si smontano gli entusiasmi: meglio temporeggiare, in attesa che le aspettative delle mani forti eventualmente si realizzino.
Più realisticamente, sull’argento occorre adottare una posizione relativa, non assoluta; uno “spread trade”, dei tanti che quest’anno altrimenti avaro di soddisfazioni ha suggerito.
In effetti si può notare come il rapporto fra oro e argento, in ascesa verticale da cinque anni, abbia raggiunto una soglia storicamente degna di nota: negli ultimi vent’anni ha sempre pagato vendere oro, e comprare argento, quando sono necessitate più di 80 once del secondo, per ottenere un’oncia del primo.
A questo punto il lettore esperto avrà realizzato: ma se il Gold/Silver ratio (GSR) ha raggiunto una condizione tale per cui è verosimile il suo ribaltamento, non vuol forse dire che le tensioni globali sono destinate a ridursi?
In linea teorica, questo è vero: il metallo giallo è un bene rifugio per eccellenza; detestato alter ego delle politiche monetarie accomodanti delle banche centrali; l’argento invece è metallo ad uso più strettamente industriale, e una sua rivalutazione relativa segnalerebbe la ripartenza del ciclo economico globale.
È altresì vero però che questa caratteristica del GSR è andata scemando negli ultimi anni; complice proprio l’attivismo delle banche centrali.
La correlazione inversa fra GSR e PMI globale è saltata dal 2013 in poi. A quest’ora, visto il livello raggiunto dal GSR, il Global PMI calcolato da JP Morgan dovrebbe attestarsi addirittura sotto i 40 punti!
Per cui è ben possibile che da qui in poi il GSR (qui in alto in scala rovesciata) inverta direzione, svoltando verso il basso. Ma non è affatto detto che ciò possa associarsi ad una ripartenza del Global PMI, a sua volta a ridosso della rilevante soglia spartiacque dei 50 punti.
Può darsi che le due misure si incontrino a metà strada; o che il barometro dell’attività manifatturiera globale risulti indifferenti ad una probabile flessione del rapporto fra oro e argento.