Le banche centrali continuano a stampare moneta (I Parte)

- 28/10/2013
Di recente siamo stati interpellati circa la condotta delle banche centrali: se essa sia inflazionistica o deflazionistica. Quello che segue è il feedback ricevuto da un operatore che ha lavorato per Moody’s come direttore della ricerca: «Gentile Charlie e redazione. Io penso che cremo inflazione, quindi un collasso del dollaro, indi un collasso dei prezzi. Non credo che ci sarà deflazione. La deflazione per definizione consiste in un calo dei prezzi concomitante con una stretta monetaria. Non penso che avremo nulla di simile; ma avremo l’esplosione di diverse bolle. Ma questa non è deflazione: è semplicemente l’accartocciamento dei prezzi risultante da una variazione nell’equilibrio fra domanda e offerta delle attività di ogni tipo. La gente riconsidererà la borsa, il mercato valutario e altre forme di investimento. Ma la stretta monetaria non inciderà, per cui non ci sarà inflazione».
A questo punto, sarà bene chiarire i termini che utilizziamo. Anzitutto, bisogna comprendere che le banche centrali stanno ricomprando i titoli del debito dei loro stessi paesi: è così che espandono il loro bilancio. Questo processo va avanti a ritmi senza precedenti. Infatti, la Fed ha espanso il suo bilancio di 4 volte, e ancora oggi spende 85 miliardi di dollari ogni mese per comprare Treasury e MBS. Questo incremento coincide con un’espansione della base monetaria.
Più avanti spiegheremo perché l’acquisto di debito sovrano, sebbene appaia inflazionistico, in realtà sia deflazionistico. La storia suggerisce che l’espansione dell’offerta di moneta procede ad un ritmo inferiore che in passato. Il motivo è dovuto al “moltiplicatore” monetario che agisce in ciascuna economia, nonché alla velocità di circolazione. Il moltiplicatore è ottenuto come rapporto fra l’offerta di moneta – solitamente l’aggregato M2 – e la base monetaria. La velocità dell’offerta di moneta indica quanto tempo i cittadini detengono il denaro, e attraverso la loro maggiore o minore disponibilità nel possedere denaro, possiamo stimare quanta fiducia ripongano nell’economia. La velocità è calcolata dividendo il PIL reale per l’offerta di moneta. I grafici suggeriscono una certa intensità di caduta di entrambe le misure, e confermano l’elevata probabilità che si vada incontro a deflazione, e non ad inflazione.