Pianeta America
Le borse sono surriscaldate? (I Parte)

E' stato bello prevedere quattro anni fa l'inizio del bull market. Un rialzo spintosi oltre livelli impensabili; ma di fatto mai messo in discussione da marzo 2009 ad oggi. I segnali d'acquisto c'erano tutti: bastava coglierli, non facendosi distrarre dal "rumore" circostante. Fa piacere leggere in queste settimane nomi di ribassisti storici che ad uno ad uno stanno capitolando, adeguandosi tardivamente ad un orientamento che qui su smartTrading - e soprattutto sulle pubblicazioni di AGE Italia (sponsor di sT) - è stato proposto tempestivamente e senza alcuna esitazione in tutto questo tempo.
D'accordo, nella primavera del 2009 i segnali c'erano. Miopi coloro i quali non li hanno rilevati, o li hanno snobbati, nel timore di far parte di una avversata minoranza. Ma ora? ci sono segnali di vendita? insomma, quando finirà questo bull market?
Nel 2013 Yearly Outlook, AGE Italia ha fornito una risposta definitiva circa il timing temporale che contrassegnerà l'esaurimento del bull market di Wall Street e in generale delle borse mondiali, grazie ad un impiego combinato di analisi ciclica, stagionale, statistica e quantitativa. Qui su sT, in piccolo, vorremmo esaminare alcuni aspetti che oggettivamente intervengono in presenza di un massimo di mercato: se essi non sono rilevati, oggi, vuol dire che probabilmente il Toro ha ancora qualcosa da raccontare.
Uno di questi aspetti è legato alle quotazioni: insomma, siamo saliti "tanto"? e cosa si può intendere per "tanto"? è chiaro che la discussione va resa oggettiva, senno' siamo alle chiacchiere da bar dello sport che abbondano sui blog e siti finanziari amatoriali. Soltanto se forniamo delle definizioni oggettive di "eccesso", possiamo sperare di avere qualche probabilità di successo. Ci serviremo della statistica, e del concetto di deviazione standard.

E' pacifico ritenere che massimi di primaria importanza siano stati quelli del 1987, del 2000 e del 2007.
In termini di prezzo, il mercato è ritenuto aver raggiunto un eccesso quando si discosta eccessivamente da una sua media mobile di lungo periodo: per esempio, quella a 10 anni.
Possiamo definire questo concetto in termini assoluti, in termini di scostamento percentuale; o, meglio ancora di deviazioni standard. La scostamento fra l'ultima quotazione dello S&P e il suo dato medio degli ultimi dieci anni assume un certo valore. Se collochiamo questo valore nell'ambito di tutte le rilevazioni degli ultimi 30 anni, otteniamo una misura relativa che ci tornerà utile più avanti.
La figura evidenzia come in occasione dei massimi del 1987 e del 2000 lo scostamento dei prezzi rispetto ai valori storici superò abbondantemente le 2 deviazioni standard. Di converso, in occasione del minimo del 2009 lo scostamento fra S&P e valore medio si collocò a meno di 2 deviazioni standard al di sotto della media di lungo periodo: eccessi che permisero di identificare massimi e minimi primari di mercato.
Allo stato attuale, questa misura si colloca a -0.5 deviazioni standard. Come a dire, che un ulteriore rialzo di Wall Street porterebbe il mercato in condizioni di equa valutazione. Siamo ben lontani dalla sopravvalutazione sperimentata in occasione dei massimi del 2000 e del 1987, sebbene allineati ai valori del 2007.
Ma questo è soltanto uno dei quattro parametri di cui ci serviamo per capire se vi è surriscaldamento del listino azionario. Nei prossimi giorni esamineremo gli altri tre cruciali aspetti, onde pervenire ad un approccio ponderato e auspicabilmente omnicomprensivo.

Charles L. (Charlie) Minter è uno dei fondatori della Comstock Partners, Inc., una società costituita nel 1986 e attiva nelle gestioni patrimoniali. Continua...