Pianeta America
Le borse sono surriscaldate? (II Parte)

Nella prima parte di questa indagine, abbiamo collocato il rialzo delle quotazioni azionarie nelle giusta prospettiva storica. Un bull market diventa "bolla" quando i prezzi si estendono "troppo", dal punto di vista statistico. Ma non sempre un massimo assoluto di mercato si consegue soltanto perché le quotazioni appaiono tirate: un ruolo tutt'altro che secondario è rivestito dai tassi di interesse: i quali, secondo molti, furono sciaguratamente aumentati nel 1987, e ciò provocò il crollo del famigerato Lunedì Nero. Anche in questo caso, dobbiamo esaminare la prospettiva da un semplice punto di vista statistico. Ci riferiamo, ovviamente, ai tassi di interesse americani sulla scadenza a 10 anni.
Ovviamente, in un contesto di rendimenti calanti da quasi trent'anni, non conta il livello assoluto raggiunto: conta lo scostamento in un ragionevole arco di tempo. I tassi di interesse correntemente sono bassi; e tali rimarranno se per ipotesi dovessero raddoppiare: questo, in termini assoluti. Ma in termini relativi un balzo del costo del denaro può cogliere impreparati gli operatori economici - famiglie e imprese - i quali risulterebbero spiazzati, e finirebbero per risentirne. Inevitabilmente, la borsa pagherebbe pegno.

Ci siamo dunque soffermati sul rendimento del T-Note decennale, calcolando la variazione annuale del medesimo. Dopodiché, abbiamo collocato questo dato nell'ambito della tendenza media degli ultimi trent'anni, per cogliere se la stessa variazione risulta "eccessiva". Infine, abbiamo "normalizzato" il tutto, in modo da favorire comparazioni, sia nel tempo, sia rispetto al altri approcci.
La figura in alto dunque rappresenta il surriscaldamento suggerito dalle tendenze correnti sui tassi di interesse. In effetti prima del crollo del 1987 i rendimenti decennali USA erano saliti di quasi 2 deviazioni standard: una soglia da allarme rosso. Anche nel 2000 lo scostamento dello yield raggiunse questo livello di guardia.
In altre circostanze, però (1994, 2004 e 2010), un balzo statisticamente eccessivo dei rendimenti, non ha prodotto effetti percepibili sulle quotazioni del mercato azionario.
Ad ogni modo, il surriscaldamento misurato è pressoché nullo: 0.01, in una scala normale compresa fra -2 e +2. Va casomai rilevato come a metà dello scorso anno i rendimenti fossero scesi "molto": suggerendo un'opportunità di ingresso di lungo periodo che trovava formidabili precedenti a fine 2008, nel 2003, ad ottobre 1998 e a fine 1995. Rispetto alla scala ideale, non siamo su livelli su cui si compra ad occhi chiusi; ma è ancora presto per vendere, in ottica strategica.

Legga anche la prima parte.

Charles L. (Charlie) Minter è uno dei fondatori della Comstock Partners, Inc., una società costituita nel 1986 e attiva nelle gestioni patrimoniali. Continua...