Pianeta America
Le stime di crescita per il 2013 sono errate per difetto

Il governatore della Fed ha approfittato dell’audizione alla commissione bicamerale delle Finanze per ridimensionare il suo orientamento originario circa il ridimensionamento del QE: ha enfatizzato i rischi per l’economia nei tempi a venire e le intenzioni del FOMC di mantenere la politica monetaria quanto più accomodante possibile. La sua testimonianza ha avuto l’effetto di sospingere il mercato azionario, ma non è riuscita a comprimere i tassi di interesse, così cruciali per l’ancora fragile mercato immobiliare.

Bernanke da un lato ha accennato vagamente ad un miglioramento delle condizioni economiche, dall’altro ha affermato che il ciclo affronta ancora “significativi rischi”. Ha affermato che è ancora troppo presto per concludere che l’economia non abbia risentito dell’impatto del restringimento fiscale e di altre problematiche, come il tetto del debito. E ha aggiunto che con la ripresa che procede ad un ritmo soltanto moderato, la congiuntura rimane vulnerabile a shock imprevedibili: inclusa la possibilità che l’economia globale rallenti più dell’atteso.
Il Chairman ha fatto ammenda sottolineando che il programma di acquisti di asset “in nessun modo sta per essere scalato” e sarà mantenuto a lungo se le loro previsioni economiche e inflazionistiche si riveleranno infondate. Ha menzionato la possibilità di incrementare gli acquisti, se sarà necessario. E per rassicurare ulteriormente il mercato, ha precisato che anche conseguendo l’obiettivo prefissato del 6.5% di tasso di disoccupazione, non vuol dire che necessariamente si procederà a tapering, se questo obiettivo sarà raggiunto ad esempio a causa di un calo ulteriore del tasso di partecipazione della forza lavoro.

A nostro avviso, la ragione dell’enfasi notevole posta sui rischi per l’economia non dipende solo dai rischi per l’economia. Il Chairman dovrebbe sapere che le proiezioni economiche del FOMC rese note dopo l’ultima riunione risultano già obsolete per eccesso. Il comitato si è riunito il 18 giugno, formulando una stima di crescita per il 2013 nel range del 2.3-2.6% probabilmente compilata ben prima. Il dato deludente del Q1 (+1.8%) è stato reso noto il 26 giugno. Dopo sono arrivati i dati deludenti sulle vendite al dettaglio, sulle scorte e sulle esportazioni, che hanno indotto molti economisti a ridurre la previsione per il Q2 all’1.0% se non anche meno.
Quando il FOMC ha reso noto la sua previsione per il 2013, il PIL stimato per il Q1 si attestava al 2.4%, e il consenso era orientato al 2%. Con la revisione ufficiale del Q1, e l’orientamento verso il basso del Q2, anche la stima meno ottimistica del FOMC appare irrealistica: a tal proposito, sarebbe necessario crescere del 3.2% nel corrente e nel prossimo trimestre. Un obiettivo francamente ben difficile da conseguire.
Crediamo che il ritmo blando di crescita dell’economia implica che la Fed ridurrà il suo programma di acquisti più tardi che presto. Ma a differenza di molti, crediamo che ciò sarà negativo per la borsa. Il mercato confida allo stesso tempo in una continuazione degli stimoli monetari, e in una crescita economica robusta condita da profitti in aumento. Il problema è che alla fine otterranno soltanto una cosa delle due. Crediamo che l’euforia di Wall Street sia irrazionale così come lo è stata a fine anni Novanta e nel 2007.

Presidente della Schaeffer's Investment Research, Inc, e autore di "The Option Advisor", un best seller nel settore delle opzioni, di cui esiste dal 1981 una newsletter omonima. Continua...