Pianeta America
Manca ancora la spesa per consumi

Resto sempre del parere che il mercato sta disegnando un massimo, dopo un rialzo che perdura da marzo 2009. L'economia cresce ad un ritmo deludente, mentre si deteriora il contesto tecnico. I recenti dati macro hanno rivelato un miglioramento congiunturale, dopo il rallentamento indotto dall'inverno rigido; ma il conseguimento della "velocità di fuga" sembra non arrivare mai. Abbiamo già rilevato come la preferenza dei tassi di variazione annuali al posto di quelli volatilit mensili, confermi come l'economia sia sempre in nella fase stagnante che ha caratterizzato gli ultimi anni.
Ecco perché la Fed si sente continuamente in obbligo di rassicurare i mercati circa la volontà di mantenere una politica monetaria estremamente accomodante fino a tempo indeterminato. Il mercato reagisce salendo ogni volta che la banca centrale tranquillizza gli investitori, e scende quando lancia messaggi discordanti. Soltanto alcune settimane fa Wall Street ripiegò dopo la parole del governatore della Fed, secondo cui i tassi sarebbero saliti già sei mesi dopo la fine del QE. Molti economisti sostengono che la ripresa si irrobustirà a breve, ma la reazione del mercato ha suggerito che gli investitori non condividono questo orientamento.
Il problema principale riguarda le famiglie, i cui consumi rappresentano quasi il 70% del PIL: senza dubbio il motore principale dell'economia. I consumatori attingono a fonti non inesauribili di spesa, come salari, trasferimenti pubblici, risparmio e credito. Ognuna di queste fonte manifesta un problema: è ben noto che in termini reali le retribuzioni hanno ristagnato per tutta la ripresa economica degli ultimi cinque anni. I trasferimenti del governo si sono ridotti per effetto degli accordi successivi al "Fiscal Cliff" di fine 2012, il tasso di risparmio è di nuovo sui minimi e per quanto concerne il credito, le famiglie tuttora denunciano un consistente livello di indebitamento.
Rimane soltanto il mercato del lavoro a sostenere la spesa futura; ma anche qua non mancano i problemi. Malgrado un dato sulle nuove buste paga ad aprile altisonante, la crescita annuale si attesta al +1.74%: nell'ambito del range prevalente negli ultimi due anni (+1.88%). È un dato gramo in confronto alla media degli ultimi sessant'anni, prossimo al 3%: un dato mai neanche lontanamente sfiorato, in questi anni.

Per quanto riguarda il mercato azionario, è chiaro che sempre meno azioni partecipano al rialzo; così come il collasso delle "momentum stock" testimonia una crescente riluttanza ad assumere rischio. I nuovi massimi annuali sul NYSE si collocavano a novembre oltre le 600 unità; sono pari oggi ad appena 200. Notevole anche la divergenza fra gli indici: nel momento in cui la scorsa settimana il Russell200 testava la media a 200 giorni, lo S&P si collocava ad appena lo 0.4% dal massimo storico. Ora che è stato digerito il ritorno a condizioni meteorologiche più normali, è improbabile che l'economia guadagni la famosa velocità di fuga; e il rischio di un importante ribasso di mercato rimane elevato.

Charles L. (Charlie) Minter è uno dei fondatori della Comstock Partners, Inc., una società costituita nel 1986 e attiva nelle gestioni patrimoniali. Continua...