Non c'è più spazio per le delusioni

- 25/01/2022
Wall Street ha un problema. I tassi di interesse stanno aumentando. Questo penalizza non soltanto le aziende dall'elevato indebitamento (Health Care, Biotech, Utility) per l'evidente aumento della bolletta finanziaria; ma tutto il mercato nel complesso. E non soltanto perché aumenta la concorrenza del reddito fisso.
Il fatto è che, storicamente, sussiste una relazione inversa fra tassi di interesse e Price/Earnings. Se aumentano i primi, cala il secondo. E viceversa: tassi calanti chiedono un multiplo crescente, come abbiamo appreso in tutti questi anni.
Dopo il 2008, questa relazione è risultata ancor più stringente della storia, a bassi regimi di tassi di interesse.
Ecco perché, soltanto dall'inizio dell'anno, il P/E forward a Wall Street, è calato di due punti: da 21.5 a 19.6 volte. Questo sconto fondamentale non deve essere considerato necessariamente una opportunità bensì, più propriamente, una "trappola del valore": il P/E cala, e calerà, perché i tassi aumentano.
Questa trappola non è letale, fino a quando è (più che) compensata con l'aumento degli utili aziendali. Un comportamento fisiologico, in questo secondo stadio del bull market in cui si assiste al passaggio di testimone dall'entusiasmo iniziale degli investitori ad una crescita più basata sui fondamentali aziendali.
Ma se gli EPS deludessero, il mercato finirebbe per risentirne. Secondo le stime, le compagnie di Wall Street hanno visto gli utili operativi crescere mediamente del 21% nel Q4 rispetto allo stesso trimestre dell'anno passato.
Ma nel primo trimestre di quest'anno le stime sono molto meno generose: +6% rispetto al Q1 2021. Con lo spazio per delusioni che risulta di conseguenza troppo esiguo per distrarsi.