Non tutte le IPO luccicano

- 16/12/2020
La settimana passata è stata dominata da tre collocamenti che hanno fatto sensazione per la benevola accoglienza degli investitori. Nel nostro elenco di 153 IPO negli ultimi dieci anni, le tre società sotto riportate si classificano al decimo, 13esimo e 22esimo; per performance conseguita il primo giorno ufficiale di contrattazioni. Oggi vorrei soffermarmi sul comportamento successivo a simili exploit.
Si tratta in ogni caso di investimenti altamente volatili. Tre mesi dopo il collocamento, in media si consegue una performance del +8.7%; che cala a +3.3% sei mesi dopo. Un anno dopo la riscossa: +22%. Nel complesso, dal 2010 in poi questo genere di investimento è stato comunque appagante. Non per questo è risultato privo di rischi: a malapena la metà hanno conseguito un risultato positivo, e quando si perde denaro, le minusvalenze sono risultate sovente consistenti: -30%, in media. Inoltre, soltanto il 44% delle IPO hanno battuto lo S&P500 un anno dopo il collocamento. Quanto detto dissuaderebbe dal prendere seriamente in considerazione le IPO.
Soffermiamoci ora in particolare su quelle che terminano la prima seduta in progresso superiore al 100% rispetto ai livelli di collocamento. Nel breve periodo si scorge una prevedibile erraticità: un mese dopo soltanto il 36% delle offerte hanno conseguito una performance positiva. Nel medio periodo le cose vanno un tantino meglio, ma a prezzo di una maggiore volatilità. A distanza di un anno, la performance media si attesta ad un onorevole +9.4%; ma soltanto 4 su 9 sono risultate positive, ed in appena un terzo dei casi è stato fatto meglio dell'indice S&P500.
Ragion per cui è raccomandabile qui un supplemento di cautela: non mancano i pesci grossi, le situazioni ad altissimo potenziale; ma esse costituiscono la minoranza: sufficiente però ad attirare le attenzioni di molti, non sempre sufficientemente informati.