Nuovi record (ma bassi volumi) a Wall Street

- 23/02/2015
Euro in recupero e chiusura sui massimi – e su livelli record – per l’azionario americano alla fine della settimana, grazie alla spinta arrivata dalle notizie relative ad un accordo in Europa per la Grecia che prevede la proroga di 4 mesi per gli aiuti. Il primo record dell’anno per il Dow Jones e già il terzo per lo S&P 500, movimenti tuttavia non sostenuti dai volumi, che sono risultati molto bassi per l’intera settimana. Non è una sorpresa, solitamente gli scambi sono limitati nei giorni che seguono il President’s Day.
Secondo Peter Cardillo, Chief Market Economist per Rockwell Global Capital, il mercato è meno preoccupato per il futuro della Grecia che per la situazione in Ucraina e per la tregua molto fragile. Peter sottolinea che sia Atene che l’Europa non vogliono un’uscita della Grecia dall’euro sia per le conseguenze per la Grecia stessa che per la pericolosa creazione di un precedente per le altre economie periferiche.
Il mercato ha quindi guardato all’estero per l’intera settimana ed ha ignorato le indicazioni economiche contrastanti giunte dagli Stati Uniti. Che, sottolinea Peter, cementano le aspettative per un intervento sui tassi in settembre o verso la fine dell’anno. Peter si aspetta un cambiamento della politica monetaria della Fed quest’anno ma non prima del terzo trimestre. Aspettative che quindi confermano ancora una volta che non c’è alternativa a questo mercato azionario, la stagione di trimestrali, seppur non stellare, conferma la crescita degli utili. Teoria che porta Peter a pensare che lo S&P 500 arriverà a toccare 2125-2150 già nelle prossime settimane, forse nel corso della prossima settimana, visto il numero di dati economici in arrivo e il discorso semestrale al Congresso su economia e politica monetaria del Presidente della Fed Janet Yellen.
Nel corso della testimonianza Janet Yellen ribadirà quello che la banca centrale ha già indicato negli ultimi mesi, ovvero che la Fed è pronta ad intervenire sul costo del denaro ma che ci sono ancora diversi problemi da affrontare, dalle tensioni geopolitiche alla Grecia, all’effetto, seppur transitorio, dell’apprezzamento del petrolio. è preoccupante tuttavia, sottolinea Peter, l’ancora basso livello di inflazione, come evidenziato dagli ultimi dati arrivati in settimana, soprattutto alla luce del pericolo deflazione che incombe ancora sull’Europa.
La direzione dell’Europa sarà parte integrante della decisione della Fed sui tassi. Peter ritiene che una volta che la Fed vedrà chiari segnali di recupero in Europa quest’anno – con il Pil che tornerà positivo – sarà pronta ad alzare i tassi. Quindi forse nel terzo o nel quarto trimestre, crisi geopolitiche permettendo, sottolinea ancora Peter.
* Lina Cagossi è video blogger @insidetheexchange.com.