Quando un deragliamento di borsa si conclude bene

- 09/07/2025
Si può ben dire: missione compiuta.
Un anno fa, nel Rapporto Giornaliero, ci interrogavamo su quale potesse essere la reazione più probabile all'indomani dell'inaugurazione di un ciclo di easing da parte della Federal Reserve. Che sembrava alquanto probabile per il successivo mese di settembre, come in effetti poi è avvenuto.
L'analisi ben presto metteva l'osservatore davanti ad un bivio: la reazione era benigna se il taglio del costo del denaro fosse intervenuto per "buone ragioni": il rientro dell'inflazione che consentiva alla banca centrale di mollare le redini. Viceversa, la reazione era scomposta quando il taglio sopperiva, di solito tardivamente, ad un deterioramento del quadro macro. Insomma, tutto dipendeva dalla minaccia o meno di una recessione.
Così, scomponemmo la casistica storica in due categorie: tagli non recessivi, e tagli recessivi, sintetizzando l'andamento dello S&P500, precedente e successivo il primo di una serie di tagli.
Emergevano due tendenze ben definite. Con Wall Street che inizia a scendere ben prima (linea rossa) dell'inaugurazione dell'easing (linea nera) e naturalmente anche in seguito, dopo un illusorio rimbalzo. Viceversa, la borsa americana sale tanto prima quanto dopo un easing intervenuto nelle citate modalità benigne (linea verde).
La sovrapposizione dell'andamento effettivo dello S&P500 (linea celeste), chiariva come il mercato da sempre confidasse nelle scenario migliore. E fino a marzo ha avuto ragione. Poi è arrivato il Liberation Day...
Il deragliamento è stato netto, drammatico. Con lo S&P500 precipitato fino a collimare con lo scenario peggiore. Poi, da lì, la reazione: una volta scongiurato il rischio di recessione. Con la borsa americana che, docilmente, in questi giorni è risalita sul binario che la condurrà ad ulteriori progressi.