Quanto è surriscaldata la borsa americana?

- 01/02/2024
Inizio d'anno dall'intonazione positiva per la borsa americana, con lo S&P500 che inanella il terzo mese positivo di fila, dopo il minimo di fine ottobre. Al netto del sell-off di ieri sera, l'evoluzione recente incoraggia: senza escludere occasionali consolidamenti, il mercato azionario appare ben disposto a proseguire il bull market ciclico inaugurato ad ottobre 2022.
Puntualmente si levano voci che denunciano la sopravvalutazione dei listini americani: una condizione cronica, che non ha impedito dodici annni di apprezzamenti, inframezzati da correzioni e bear market ciclici. Il punto è stabilire, accettando la possibilità teorica che mercati di rischio consegnino ritorni temporaneamente negativi, se sia presente un insostenibile surriscaldamento che pregiudichi le ragioni del Toro, ed accentui il rischio di crash di borsa.
La risposta a questo interrogativo è complessa, ma deve toccare diversi punti: non solo lo scostamento delle quotazioni rispetto alla storia recente, ma anche il profilo fondamentale (Price/Earnings), quello macro, e quello legato al confronto con i tassi di interesse vigenti.
La ponderazione di quattro distinti elementi ci fornisce una misura statistica, che oscilla attorno allo zero, e che esprime eccessi - in un senso o nell'altro - quando lo scostamento raggiunge 1.5 deviazioni standard.
Si tratta di eventi eccezionali, raggiunti nel 1987 e nel 2000, verso l'alto; e nel 2012, verso il basso. Negli anni recenti la borsa americana ha conseguito un eccesso di questo tipo fra marzo e dicembre 2021: una sovravvalutazione, oggettivamente misurata, che anticipò il bear market dell'anno successivo.
Quello sgonfiamento, con quotazioni mediamente calate del 25%, ha raffreddato il terreno. Il nostro OverHeating Indicator è sceso fin quasi a zero, attestandosi su livelli quantomeno tiepidi. Non siamo nemmeno ai livelli di moderata sopravvalutazione del 2013 e del 2017: quando l'OHI si spinse oltre +1 deviazioni standard.
Il mercato dunque è poco più che neutrale in termini di valutazione complessiva. Questo naturalmente non impedisce storni e consolidamenti, ma escluderebbe in linea di principio la possibilità di correzione particolarmente incisive e prolungate.