Pianeta America
Quella divergenza inquietante fra VIX e mercati di rischio

Come mai il VIX non asseconda il risk-on prezzato dai mercati finanziari? il "Fear gauge" segnala un nervosismo che non trova grande riscontro nelle quotazioni azionarie, praticamente sui massimi assoluti. Una divergenza che suscita ragionevole nervosismo: i listini si sono spinti troppo in alto, e sottostimano il rischio? o una consistente fetta di investitori indulge eccessivamente in copertura di portafoglio, esasperando i rischi che possano impattarne il valore? Senza considerare l'apertura di trade direzionali (opzioni put), finora miseramente naufragati.
La versione benigna trova conforto in analogo andamento da parte degli spread creditizi. Mentre la volatilità tende con evidente facilità a distaccarsi dai minimi, puntando agevolmente verso l'alto; il premio per il rischio sul mercato dei corporate bond resta compresso su minimi pluriennali. Qui osserviamo il confronto fra CBOE VIX (linea azzurra, scala di sinistra) e  ICE BofA US High Yield Index Option-Adjusted Spread (linea nera, scala di destra). Si nota bene la divergenza venutasi a generare in special modo da febbraio.

Possiamo misurare oggettivamente questo divario, posizionando le letture di ambo le misure con riferimento al range degli ultimi sei mesi, pari a 126 sedute. Partiamo dallo spread sui corporate americani ad alto rendimento (rispetto ai titoli privi di rischio):

Lo spread si attesta correntemente su valori prossimi allo zero: il premio per il rischio orbita sui livelli più contenuti fra quelli registrati negli ultimi sei mesi. All'inizio di agosto viceversa il corporate spread ha conosciuto un'impennata che l'ha condotto sui massimi in quel momento semestrali.
Vediamo ora la stessa lettura relativa del VIX.

Attualmente il VIX si colloca al 28esimo percentile delle rilevazioni degli ultimi sei mesi. Più sostenuto rispetto allo spread sui corporate. Non in misura drammatica, data la correlazione storica rispetto al VIX, ma in termini visibili. In effetti se confrontassimo le due misure dovremmo ottenere una certa sovrapposizione. In altri termini, la differenza fra le due letture relative, a questo punto standardizzate, dovrebbe fornire risultati pressoché nulli o comunque abbastanza irrilevanti.

La discrepanza si rileva, e si misura in una ventina di punti. Il fenomeno c'è, anche se non risulta così drammatico. Ad ogni modo da inizio anno spesso e volentieri il VIX si è collocato su livelli più sostenuti, rispetto allo spread sui corporate. Un fenomeno speculare, rispetto alla divergenza opposta venutasi a generare nel 2023: quando invece il premio per il rischio prezzato dai corporate risultava eccessivo, fornendo così agli investitori una ghiotta opportunità di intervento.
Proviamo allora a cumulare questo differenziale nell'ambito degli ultimi sei mesi, in modo da disporre di una misura complessiva di scollamento su un ragionevole arco di tempo:

Da quasi un anno dunque il VIX si attesta su livelli relativamente più elevati rispetto al premio sui corporate, anche se il fenomeno risulta ora in vistosa attenuazione. Fino alla fine di luglio insomma la differenza era ben più considerevole.
Ed ingiustificata? in altre parole, cosa comporta questa discrepanza? il ritardo dei corporate spread, ovvero il livello più sostenuto del VIX, segnala una anomalia tossica per il mercato azionario? Proviamo a sovrapporre questo dato all'andamento dello S&P500. L'asticella rossa è posizionata in prossimità del valore estremo raggiunto sul finire di luglio.

La casistica storica è ragionevolmente contenuta: soltanto sei precedenti dal massimo storico del 2007 in avanti. Intanto conforta già rilevare come nei bear market o comunque nelle fasi negative del mercato azionario, il differenziale si colloca su valori stabilmente negativi: con gli spread creditizi che dunque conducono le danze.
Le frecce circostanziano letture come quella della scorsa estate: in linea di principio i valori stabilmente più sostenuti del VIX rispetto agli spread non anticipano rovesci considerevoli dell'indice azionario. In un solo caso (2011) si rileva un ficcante consolidamento. In tutti gli altri casi, lo S&P500 prosegue indisturbato la salita per i mesi successivi.
Non si tratta di un campione numericamente consistente da permettere conclusioni definitive, ma in ogni caso non si può accettare a valore facciale la tesi secondo cui i livelli più elevati di VIX rispetto all'andamento del mercato azionario, latu sensu, possano costituire una minaccia concreta ed immediata per i listini.

Classe 1971, laurea cum laude in Economia e Commercio con una tesi di laurea sull'analisi tecnica dei titoli di borsa, si interessa da oltre venticinque anni di tecniche di analisi dei mercati finanziari. Continua...