Ribassisti come non mai! (II Parte)

- 20/09/2017
Parlando di valutazioni speculative, che dire dei titoli governativi? Basti dare uno sguardo ai rendimenti conseguibili sui dieci anni: Stati Uniti, 2.07%; Italia, 2.02%; Spagna, 1.55%; Regno Unito, 1.04%; Francia, 0.67%; Germania, 0.36%; Giappone, 0.006%. Chiediamoci tutti: ha ciò un qualche senso? È mai esistito un periodo storico nel quale le banche centrali hanno distorto le attività finanziarie in questo modo? È evidente che, a questi livelli di rendimento, il mercato obbligazionario sta prezzando una crescita nulla, se non negativa. Per non parlare del rischio di insolvenza: davvero l’Italia è meno rischiosa degli Stati Uniti?
Non siamo certamente i primi a denunciare la dicotomia fra l’andamento del mercato azionario e quello del mercato obbligazionario. Negli USA, è insensato parlare di un mercato che quota 24 volte gli utili, a fronte di un rendimento dei Treasury al 2.07%. Il primo dato testimonia crescita, il secondo recessione. Crediamo che sia il mercato obbligazionario ad essere nel giusto, per le ragioni già espresse nel passato. La fiammata del PIL nel secondo trimestre (3% annualizzato) si rivelerà un fuoco di paglia. L’aspetto demografico, la tendenza della forza lavoro, il tasso di crescita della produttività, sono aspetti che alla lunga zavorreranno la crescita.
Per quanto concerne le capacità del presidente Trump di dare seguito al suo programma, non siamo così sicuri che ci riuscirà. Il mercato, peraltro, già sconta questa eventualità. Senza considerare che mai, come ora, abbiamo vissuto una polarizzazione così estrema del quadro politico. Vedremo dove tutto questo ci condurrà, ma non depone a favore; tenuto conto oltretutto dei massimi storici che miglioriamo in sequenza sugli indici azionari.
Siamo grati ai nostri lettori per la fedeltà e l’attenzione che i nostri scritti tuttora suscitano, e vogliamo loro garantire che rimaniamo in trincea. Non vediamo l’ora di assistere alla reazione dei mercati quando le banche centrali inizieranno a fare marcia indietro, rimuovendo gli stimoli generosamente concessi per otto anni. Quando succederà, il mercato azionario non la prenderà bene.