Pianeta America
Un bull market ormai eccessivamente maturo (I Parte)

Resto dell’idea che il mondo sta accelerando verso un contesto deflazionistico. È il risultato di diversi fattori di cui mi sono occupato ripetutamente nel passato; il più importante dei quali è un livello eccessivo di indebitamento che persiste tutt’oggi.
Nel tentativo di combattere la deflazione, e stimolare l’economia reale, la Federal Reserve ha varato tre programmi di Quantitative Easing (QE), inframezzati dall’Operation Twist. Queste operazioni hanno espanso il bilancio della Fed da 800 miliardi a 4.5 trilioni di dollari. Come parte del programma di stimoli, i tassi di interesse sono stati mantenuti prossimi allo zero per 84 mesi: ciò non solo ha penalizzato i risparmiatori, ma ha spinto molte famiglie a puntare sui complessi mercati finanziari, impiegando denaro che non possono permettersi il lusso di perdere.
L’economia reale, invece, non è stato favorita in alcun modo. Il principale effetti degli stimoli è stata l’inflazione delle attività finanziarie, del settore immobiliare e del mercato dell’arte. Credo che la ZIRP ha reso le borse ancora più vulnerabili del normale.

Come appare evidente dall’ultima rilevazione trimestrale del PIL, l’economia americana continua a crescere ad un ritmo anemico che non si discosta dal 2-2.5%. A livello globale, il PIL è cresciuto da 28 a 78 trilioni negli ultimi dieci anni, mentre il debito è cresciuto da 40 a 225 trilioni di dollari. Non solo questa tendenza è insostenibile, ma è essa stessa il principale motivo per cui persiste questa crisi. Come ulteriore evidenza del rallentamento deflazionistico in cui viviamo, il Bloomberg Commodity Index, calcolato dal 1991 e ampiamente rappresentative del complesso delle materie prime, è scivolato ai minimi dal 1999. Le merci urlano la deflazione e ammoniscono circa la possibilità di una recessione globale.

Europa, Giappone e Cina stanno ora seguendo le orme degli USA con il suo QE. In reazione all’operato delle autorità in Giappone, il mercato ha svalutato lo yen di circa il 60% contro dollaro dal 2012; e ciononostante, l’economia nipponica permane in recessione! i dati sulla crescita cinese restano quantomeno discutibili e l’economia di Pechino ha ammassato anch’essa un enorme ammontare di debito, al punto che la capacità produttiva generata dagli investimenti, supera il potenziale di assorbimento della domanda.

Giornalista finanziaria dalla fine degli anni '90. Continua...